Domani l'argomento, spinosissimo, arriverà sul tavolo a Bruxelles. Ma le divisioni (ovviamente) non mancano.
Il monito di Kadri Simson: «Quello che è successo a Polonia e Bulgaria può capitare a chiunque».
BRUXELLES - L'Unione europea (Ue) lavora al nuovo pacchetto, il sesto, di sanzioni alla Russia contro l'invasione in Ucraina, con un embargo graduale sul petrolio da far partire a fine anno e, ci si attende, nuovi soggetti nella lista nera, a partire dalla seconda banca russa, Sberbank.
Una proposta della Commissione europea dovrebbe arrivare già domani, dopo gli incontri singoli con i 27 Stati tenuti nel fine settimana, per venir sottoposta agli ambasciatori dell'Ue già mercoledì. Si tratterà poi di capire se tutti i nodi verranno sciolti.
Per ora c'è da registrare la netta presa di posizione di Berlino, con il ministro per gli affari economici Robert Habeck, che pur parlando di un eventuale "carico pesante", seppur locale, per l'economia tedesca ha chiarito che «la Germania non è contraria a un embargo petrolifero alla Russia».
Agli antipodi restano invece gli ungheresi, che hanno chiarito ancora in giornata come «la propria posizione rispetto a qualsiasi embargo su petrolio e gas non è cambiata: non li sosteniamo», ha detto il portavoce del governo, Zoltan Kovacs.
Varsavia resta intanto tra i più acerrimi oppositori delle politiche del presidente russo Vladimir Putin, a partire dal pressing per uno stop agli idrocarburi di Mosca: «La Polonia chiederà sanzioni immediate sul gas e il petrolio russo» e «facciamo appello a tutti gli altri Paesi a non pagare in rubli», ha detto Anna Moskwa, ministra dell'ambiente e del clima.
La quadratura del cerchio dovrebbe arrivare con deroghe mirate per gli stati più esposti alle forniture di Mosca, si parla innanzitutto di Ungheria e Slovacchia, accanto alle diverse azioni già annunciate le cui strategie andranno concretizzate prima del Consiglio europeo di fine maggio.
In attesa delle mosse sul petrolio russo, a Bruxelles era intanto la giornata del gas, con un consiglio straordinario dei ministri comunitari dell'energia convocato dalla presidenza francese dopo lo stop unilaterale delle forniture a Bulgaria e Polonia, per il rifiuto di assecondare la richiesta di pagamenti in rubli dalla Russia.
Al termine dei lavori, circa tre ore che secondo diverse fonti avrebbero visto un confronto disteso tra i responsabili delle politiche energetiche dei 27, la commissaria europea all'energia Kadri Simson ha ribadito che tutt'ora «la Commissione non ha informazioni circa Paesi o imprese private» che stiano pagando in rubli il gas russo o "vogliano farlo".
Ancor più netta la ministra francese per la transizione Barbara Pompili: «Tutti gli stati membri hanno detto che si devono mettere in opera le sanzioni e rispettare i contratti, che sono in euro». Resta l'incognita di nuovi stop alle forniture russe dopo quelle a Polonia e Bulgaria.
Per Simson è evidente che i russi «non sono fornitori affidabili e tutti gli stati membri devono avere dei piani per un'eventuale interruzione totale della fornitura». «Tutto il lavoro che stiamo facendo è per essere pronti se dovesse essere presa la decisione» di uno stop delle forniture russe, ha detto anche Pompili, ma non si può "pensare di rimpiazzare tutto il gas russo con altre forniture di gas", nell'Ue occorre "produrre elettricità".
La sottosegretaria italiana alla transizione ecologica Vannia Gava ha ribadito la preoccupazione per i livelli dei prezzi dell'energia: «Dovranno essere considerate tutte le misure necessarie a livello europeo per proteggere i consumatori più vulnerabili e la competitività delle imprese, incluso il price cap (regolamentazione) sul gas proposto dall'Italia», ha segnalato.