Lo dimostra l'ultimo rapporto dell'Ispettorato del lavoro. I settori più colpiti? Il terziario e l'edilizia
ROMA - L'irregolarità nel mondo professionale resta una grossa piaga che limita in modo concreto lo sviluppo dell'economia italiana. Dall'ultima analisi svolta dall'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), che nel 2021 ha effettuato controlli a 62.710 aziende, è emerso che oltre il 62% delle società ispezionate è irregolare. Di queste, infatti, 39'052 sono state sottoposte a verbali per illeciti. Considerando anche le ispezioni effettuate assieme all’Istituto nazionale della previdenza sociale e all’Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, ovvero 84'679, la percentuale d'irregolarità sale a 69%.
I settori in cui si sono riscontrati i tassi d'irregolarità più alti sono l’edilizia (63,68%) e il terziario (63,13%). In quest’ultimo, in particolare, gli illeciti hanno riguardato le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, i noleggi, le agenzie di viaggio, la logistica e le attività artistiche, sportive e d'intrattenimento.
Lavoro nero in diminuzione - La situazione è invece migliorata per i lavoratori senza contratto. Sempre secondo le analisi svolte dell'Inl vi è stata una diminuzione dell'8% del lavoro in nero e questo è stato possibile grazie a un incremento delle attività di controllo. «Più ispezioni, meno lavoro nero. Meno lavoro nero, meno concorrenza sleale», commenta Bruno Giordano, direttore dell'Ispettorato del lavoro. I controlli effettuati dalle autorità nell'ambito del lavoro sommerso hanno permesso di tutelare 15'150 lavoratori in nero, di cui 739 senza regolare permesso di soggiorno. Gran parte dei lavoratori senza contratto sono stati riscontrati nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’industria e del terziario.
I rider - Le operazioni maggiormente rilevanti nell'ambito delle indagini sono state fatte a Milano. L'Ispettorato, coordinato dalla Procura di Milano, ha svolto diversi controlli nei confronti di quattro note società che gestiscono attività di consegna a domicilio. Dal rapporto svolto dall'Inl è emerso che nel Milanese l’app scaricata dai rider gestiva le modalità di svolgimento del lavoro, dall’orario, passando per i tempi di consegna e il percorso da seguire, fino alle modalità di pagamento del cliente e che coloro che «non si adeguavano al modello organizzativo previsto dalla piattaforma subivano ripercussioni negative». Ai 60'000 rider delle società controllate sono state assicurate le tutele previste per i lavoratori subordinati, sul fronte del profilo retributivo, previdenziale e di salute e di sicurezza.