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UNIONE EUROPEALa maggioranza dell'Ue per il price cap, ma non basta

09.09.22 - 22:14
I ministri dell'Energia riuniti a Bruxelles non hanno toccato il mercato
Imago
Fonte ats ans
La maggioranza dell'Ue per il price cap, ma non basta
I ministri dell'Energia riuniti a Bruxelles non hanno toccato il mercato

BRUXELLES - L'ambizione dell'Italia di un 'price cap' generalizzato su tutte le importazioni di gas nella Ue si scontra con l'ostracismo del Nord e dell'Est dell'Europa. E, come previsto, i ministri dell'Energia riuniti a Bruxelles aprono la strada a misure di emergenza - primo su tutti, il taglio dei consumi di elettricità - senza però toccare il mercato.

Quella sarà materia prima per i servizi della Commissione europea e poi per i capi di Stato e di governo nelle settimane a venire. Che saranno costellate di vertici (tra straordinari, informali e non) e cruciali per affrontare un inverno durante il quale l'Ue, ha pungolato la commissaria Kadri Simson, sarà chiamata a più riprese a dare sfoggio di «unità e solidarietà». Potendo contare sulla mano tesa di Washington che, ha rassicurato Antony Blinken, «non lascerà al freddo gli amici europei».

Con i mercati alla finestra e il gas che ha chiuso una intera settimana di ribassi a 207 euro al Megawattora sulla piazza di Amsterdam, Roma è tornata in pressing sul tetto a tutto il gas importato via tubo - considerando che quello russo rappresenta ora solo il 9% delle importazioni europee, rispetto al 40% prima della guerra. Negli ultimi giorni sono quindici i Paesi che sono saliti a bordo, una maggioranza «solida», ha evidenziato il ministro italiano Roberto Cingolani. Ma la via per arrivare a un accordo a maggioranza qualificata resta impervia. Tra chi è apertamente contrario, come l'Ungheria, chi è più scettico come la Germania e l'Olanda, e chi si dichiara più a favore di un tetto limitato al metano russo, alla fine i ministri hanno dato mandato alla Commissione europea di elaborare al più presto uno scenario.

Ma è proprio Palazzo Berlaymont a scandire la rotta più probabile per la prossima proposta in arrivo: «Nulla è escluso», ha sottolineato Simson, ma «se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione dell'energia di Mosca ha senso prendere di mira solo il gas russo», per garantire che l'Europa resti attrattiva su un mercato mondiale molto conteso, dove l'offerta è scarsa e dove le navi Gnl possono facilmente trovare altre destinazioni.

I percorsi allo studio sono più di uno e le posizioni, da quelle manifestamente contrarie a quelle più possibiliste, le più disparate. Per il ministro ungherese Peter Szijarto è «una sanzione energetica nascosta» che Budapest non è «nemmeno disposta a negoziare». Meno nette, ma comunque ferme, Germania e Olanda: il rischio di mettere a repentaglio la sicurezza degli stock è troppo alto. E Berlino torna a sfoggiare il suo dogma del non interventismo: «Un tetto al prezzo del gas in questo momento non è corretto», ha evidenziato il vice cancelliere Robert Habeck, che pur segnala l'intenzione di «trovare un meccanismo di mercato per ridurre i prezzi». In orbita limitata al gas russo invece Parigi.

La speranza di Bruxelles è di arrivare entro martedì a un progetto legislativo capace di un consenso sufficiente. I tempi saranno invece più brevi per tutte le altre misure. La prossima settimana a Strasburgo l'esecutivo Ue metterà sul tavolo le sue proposte ufficiali per tagliare i consumi di energia elettrica del 10%, di cui almeno il 5% nelle ore di punta; porre un tetto ai ricavi infra-marginali delle compagnie che producono energia elettrica da fonti diverse dal gas (come le rinnovabili) e un contributo di solidarietà per le aziende fossili da redistribuire ai consumatori; e strumenti di liquidità e aiuti di Stato per le utility alle prese con la volatilità del mercato. Almeno su queste il consenso politico dei governi è già arrivato.

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