L'istituto «sarà abbastanza sensato da non compiere un passo del genere», spiega il capo economista di Raiffeisen
ZURIGO - La Banca nazionale svizzera (BNS) non abbasserà ulteriormente il suo tasso d'interesse negativo: ne è convinto il capo economista di Raiffeisen Martin Neff.
A chi reputa che il passaggio da un tasso del -0,75% al -1,00% sia solo una questione di tempo, in un'intervista al portale Cash l'esperto risponde: «Onestamente non lo credo: in Svizzera si comincia piano piano a capire che non è possibile abbassare il tasso pensando di stimolare l'economia in scala 1 a 1».
«A questo livello, la politica monetaria minaccia di cadere nella trappola della liquidità», prosegue il 60enne. «La Banca nazionale sarà abbastanza sensata da non compiere un passo del genere. Rimarrà fedele alla sua attuale tattica d'intervento valutario e cercherà di mantenere il tasso di cambio euro-franco a 1,05».
Secondo Neff il margine di manovra per le banche centrali si sta esaurendo. «In uno shock esogeno come quello della pandemia anche un non economista si rende conto che, per una malattia, non sono i soldi a essere necessari, ma un medico. Anche i mercati finanziari ragionano nello stesso modo: tutti sanno che i banchieri centrali sono praticamente impotenti».
È quanto si è visto per esempio dopo il taglio dapprima di 50 punti basi e poi di 100 praticato negli ultimi giorni dalla Federal Reserve americana: l'effetto è tendenzialmente evaporato, spiega l'ex capo economista di Credit Suisse. «Le banche centrali applicano un regime di tassi d'interesse vicini allo zero o negativi da circa cinque anni, ma non riescono a far ripartire bene l'economia e non stanno portando l'inflazione al livello degli obiettivi che si sono prefissate», osserva.
«Complessivamente siamo di fronte a un fallimento della politica monetaria», sintetizza Neff. «Sì, detto così è brutale. Ma negli ultimi anni la politica monetaria ha fatto solo due cose: ha mantenuto il mercato finanziario felice e ha agito come un gestore di crisi quando si è verificato un incendio da qualche parte». Ora per le banche centrali l'aria non solo si è fatta rarefatta, ma comincia proprio a mancare, conclude lo specialista.