Allarme sopravvivenza per molte start-up elvetiche attive nelle criptovalute
ZUGO - Sono momenti molto difficili per la Crypto Valley elvetica, la regione intorno a Zugo dove sono insediate numerose aziende attive nelle criptovalute e che è stata a lungo presentata come esempio di innovazione: a causa della crisi scatenata dal coronavirus circa l'80% delle imprese sono a rischio insolvenza nei prossimi sei mesi.
Il dato emerge da un sondaggio di cui dà notizia oggi l'associazione di categoria Swiss Blockchain Federation, che lancia l'allarme sopravvivenza per numerose start-up. Come ragione principale per le difficoltà delle imprese viene citato il fatto che le realtà in questione non rientrano nei criteri per ricevere i crediti d'emergenza garantiti dalla Confederazione.
Secondo l'organizzazione del ramo si rischia il collasso di quella che un tempo il consigliere federale Ueli Maurer aveva definito "la cripto-nazione" elvetica. Oltre la metà delle ditte interpellate ha già proceduto a licenziamenti e il 90% ritiene che in futuro sarà necessario disdire altri rapporti di lavoro.
L'erogazione di crediti con fideiussione federale si basa su indicatori quali il fatturato e la somma degli stipendi versati, paramenti che presso le start-up spesso hanno valori bassi. Le aziende non possono quindi accedere ai prestiti o ricevono poco.
Inoltre nel ramo a causa della crisi gli investimenti sono bloccati. Stando alla Swiss Blockchain Federation ora spetta alla politica muoversi: senza un aiuto finanziario la "Crypto Valley" rischia infatti di tramutarsi in una "Death Valley".