Il referendum mira a interrompere l'accordo di libero scambio con l'Indonesia
BERNA - I promotori del referendum "Stop all'olio di palma" hanno annunciato la raccolta con successo di 56'000 firme, e mirano a raccoglierne altre 3'000 entro l'8 giugno.
Il referendum è diretto contro l'accordo di libero scambio tra Svizzera e Indonesia, sul quale la popolazione elvetica deve ancora votare. Per un referendum, lo ricordiamo, sono necessarie 50'000 firme.
Il Parlamento aveva approvato l'accordo di libero scambio a dicembre, e per i sostenitori dell'accordo, l'Indonesia è un partner commerciale potenzialmente importante.
Uniterre, il sindacato dei contadini che ha lanciato il referendum insieme al viticoltore Willy Cretigny, ha espresso la propria soddisfazione in un comunicato odierno. Secondo il gruppo, le ultime settimane hanno dimostrato che l'Indonesia non è disposta a mettere in pratica degli standard ecologici e sociali per evitare la distruzione delle foreste.
Oltre ai motivi legati alla sostenibilità, gli agricoltori temono che il business dell'olio di colza e di girasole potrebbe essere messo sotto pressione a causa dell'accordo legato all'olio di palma. Per questo motivo, il Consiglio federale ha negoziato delle quote limite per l'olio di palma, che saranno aumentate nell'arco di diversi anni. Le specifiche di importazione hanno inoltre lo scopo di garantire la tracciabilità, fino al produttore.
Tuttavia, per Uniterre questo non è sufficiente. L'olio di palma è più economico dell'olio di colza e di girasole, e l'accordo aumenterebbe la pressione sulla produzione interna.
Nell'interesse delle società - In ogni caso, il comitato referendario sta mettendo in discussione anche il concetto di libero scambio. Secondo loro, nella maggior parte dei Paesi, il libero scambio non ha aumentato né la prosperità né la qualità della vita e serve solo gli interessi economici delle multinazionali.
In considerazione anche del surriscaldamento globale, il libero scambio deve essere abbandonato e sostituito con una politica commerciale che favorisca i prodotti locali. Una politica protezionistica è il modo migliore di procedere.