È previsto un cosiddetto debt-for-equity swap, una ristrutturazione del debito che vede i passivi scambiati con azioni
ZURIGO - Importante boccata d'ossigeno e cambiamento di proprietà in vista per Swissport, la società zurighese numero uno al mondo nell'assistenza aeroportuale che si trova alle prese con una profonda crisi, accelerata dal coronavirus. Un gruppo d'investitori si è fatto avanti per subentrare ad HNA, il conglomerato cinese a sua volta da tempo in difficoltà.
È previsto un cosiddetto debt-for-equity swap, una ristrutturazione del debito che vede i passivi scambiati con azioni dell'azienda, ha indicato oggi Swissport. Il gruppo d'investitori comprende sei società inglesi e americane di private equity (specialisti nell'assumere partecipazioni in imprese non quotate), nonché la banca britannica Barclays.
La transazione prevista, che dovrà essere conclusa entro la fine dell'anno, ridurrà l'indebitamento di 1,9 miliardi di euro (la valuta dei conti aziendali, pari a 2,05 miliardi di franchi al cambio attuale), afferma Swissport. Oltre a un'iniezione di liquidità a breve termine, già annunciata, di 300 milioni di euro, gli investitori stanno mettendo a disposizione una nuova linea di credito a lungo termine di 500 milioni di euro.
Il denaro era assolutamente necessario: già prima dello scoppio della pandemia Swissport si trovava confrontata con una montagna di debiti, per un ammontare di 2,1 miliardi di euro. E come altre imprese attive nel comparto dell'aviazione, anche Swissport sta soffrendo molto per le conseguenze del Covid-19. Nel solo secondo trimestre il fatturato è sceso su base annua del 70% a 236 milioni di euro e la perdita operativa è stata di 67 milioni di euro.
Al di là delle iniezioni di liquidità le sfide che si trova ad affrontare il gruppo sono da far tremare i polsi: dall'inizio dell'anno l'azienda ha cancellato 17'000 dei circa 64'000 posti di lavoro in tutto il mondo. Ed è probabile che seguano ulteriori tagli: Swissport «continua a verificare le capacità esistenti in tutte le sedi», ha spiegato un portavoce all'agenzia Awp. Per la sede di Zurigo, la società parte dal presupposto che essa sarà in grado di «riflettere l'eventuale riduzione necessaria attraverso le fluttuazioni naturali». Dovrebbe quindi essere possibile ridurre l'organico senza procedere a licenziamenti.
Swissport non esclude però nemmeno possibili acquisizioni. «Osserviamo e analizziamo continuamente il mercato e abbiamo una serie di possibili obiettivi», ha continuato l'addetto stampa. Al momento l'azienda è poco presente in Asia, ma sussiste un ulteriore potenziale anche in Sud America e nell'Europa dell'Est.
Con le novità annunciate oggi si chiude un capitolo di cinque anni: dopo la conclusione dell'operazione, HNA non deterrà più alcuna quota di Swissport. Il cambio di proprietà non rappresenta peraltro una sorpresa: già in maggio era stato reso noto che il gruppo cinese, ultra-indebitato, non avrebbe iniettato ulteriori fondi nell'ex filiale di Swissair.
Si è così di fronte a un ulteriore addio di HNA ad aziende elvetiche. In precedenza i manager cinesi avevano abbandonato Gategroup e ceduto una quota importante di Dufry. Stando ai media, HNA sta anche cercando un nuovo proprietario per la sua partecipazione rimanente in SR Technics.
Swissport è nata nel 1996 - allora con il nome di Swissair Ground Services International - quale società autonoma del gruppo Swissair. Dopo la crisi dell'aviolinea di bandiera elvetica è passata più volte di mano e da metà 2015 è entrata nell'orbita di HNA. Il gruppo è attualmente presente in 300 aeroporti di 47 paesi. Nel 2019 la società ha realizzato un utile operativo di 272 milioni di euro, su un fatturato di 3,1 miliardi di euro.