Vari i fattori che hanno portato a questa flessione
NEUCHÂTEL - Prezzi in calo in Svizzera nel 2020: il rincaro annuo medio si è attestato al -0,7%, il valore più basso dal 2015.
La flessione è riconducibile in particolare alla diminuzione dei prezzi dei viaggi forfetari internazionali, dei prodotti petroliferi e dei trasporti aerei, ha indicato oggi l'Ufficio federale di statistica (UST). È invece aumentato il costo degli affitti delle abitazioni e delle automobili nuove. In media i prezzi dei prodotti indigeni sono rimasti stabili, mentre quelli dei prodotti importati sono diminuiti del 2,9%.
Per quanto riguarda il solo mese di dicembre, l'indice dei prezzi al consumo si è attestato a 100,9 punti, in flessione dello 0,1% rispetto a novembre e dello 0,8% su base annua. I prodotti indigeni segnano rispettivamente nessuna variazione e -0,2%, quelli importati -0,3% e -2,8%. Lo zoccolo dell'inflazione - che nella definizione dell'UST è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti - ha mostrato variazioni di -0,1 (mese) e -0,4% (anno).
L'inflazione in Svizzera - come in vari altri paesi - è da anni bassa o addirittura negativa: è stata nulla nel 2014, del -1,1% nel 2015, del -0,4% nel 2016, del +0,5% nel 2017, del +0,9% nel 2018 e del +0,4% nel 2019.
Come noto l'efficacia dell'indice dei prezzi al consumo nell'illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di accese discussioni. In particolare perché, per motivi metodologici, non comprende i premi dell'assicurazione malattia di base. Il rincaro stabilito dall'UST ha una grande importanza in vari ambiti, non da ultimo nelle negoziazioni salariali e nella determinazione degli affitti.
Nel 2021 il rincaro tornerà positivo - A partire da quest'anno tornerà l'inflazione, sebbene in misura moderata: è il parere degli analisti, i cui commenti sono stati sintetizzati dall'agenzia Awp.
Gli specialisti scommettono che nel 2021 l'indice dei prezzi al consumo salga di un valore compreso fra +0,2% e +0,5%. In realtà a influire sui dati non saranno tanto i prezzi dei prodotti, quanto il venire meno dell'effetto legato al petrolio: il barile la scorsa primavera veniva venduto a circa 20 dollari, mentre per i prossimi mesi è atteso che passi di mano a 45 dollari. Il lieve indebolimento del franco contrasterà inoltre le tendenze deflazionistiche dei prodotti importati.
Se prevedere quanto succederà non è agevole - «fare previsioni è difficile, specialmente se esse riguardano il futuro», è una celebre battuta dello scrittore americano Mark Twain (1835-1910) - in tempi di coronavirus il grado d'incertezza è ancora più elevato del solito. L'unica cosa che appare probabile è che l'inflazione non dovrebbe esplodere, vista la crisi congiunturale legata proprio alla pandemia.
Chiaramente gli economisti operano con cifre medie basate su panieri di prodotti e servizi che possono ben poco riflettere le spese sopportate dal singolo cittadino, il quale magari guarda con irritazione alle notizie di asseriti cali di prezzo. Esiste però un rimedio: chiunque lo voglia può calcolare la propria inflazione personale ricorrendo a uno strumento messo a disposizione dall'Ufficio federale di statistica (UST). In tale pagina è possibile adeguare il paniere di beni alle spese della propria economia domestica.