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SVIZZERA«La forza della piazza finanziaria è intatta»

27.03.23 - 10:15
Philipp Rickenbacher, presidente della direzione di Julius Bär, ritiene il marchio 'Svizzera' più che solido
KEYSTONE/GAETAN BALLY / STF (GAETAN BALLY)
Fonte Ats
«La forza della piazza finanziaria è intatta»
Philipp Rickenbacher, presidente della direzione di Julius Bär, ritiene il marchio 'Svizzera' più che solido

GINEVRA - Il tracollo di Credit Suisse (CS) non mette in pericolo la forza della piazza finanziaria elvetica: ne è convinto Philipp Rickenbacher, presidente della direzione di Julius Bär, colosso zurighese della gestione patrimoniale.

«Innanzitutto mi dispiace per tutti coloro che sono stati colpiti dai drammatici eventi che hanno interessato CS la scorsa settimana», esordisce il manager in un'intervista pubblicata oggi da Le Temps. «Il fatto che sia stata trovata una soluzione per salvare questo istituto sistemico è positivo. Era assolutamente fondamentale, anche per la stabilizzazione del sistema finanziario globale, sebbene questa stabilizzazione potrebbe avere conseguenze non ancora note».

«Ritengo che non cambi radicalmente la posizione e la forza della piazza finanziaria svizzera, che ha tutti gli elementi per avere successo», prosegue il 52enne. A questo proposito Rickenbacher cita l'ampia gamma di banche di diverse dimensioni e modelli di affari, il franco forte, la stabilità politica e l'elevato livello di istruzione. Queste caratteristiche «vanno al di là della situazione dei singoli istituti e devono essere preservate».

Ma il cliente straniero - osserva l'intervistatore - potrebbe semplicemente ricordare il fatto che una banca svizzera, per di più un grande istituto, può semplicemente scomparire... «Un evento come quello in questione avrà ovviamente un impatto sulla copertura mediatica, almeno nel breve periodo», ammette il dirigente con studi in biologia al Politecnico federale di Zurigo e in economia a Harvard (Usa). «Però ci sono due elementi: da un lato, l'entità delle difficoltà da risolvere e, dall'altro, il fatto che la Svizzera sia riuscita a far fronte alla situazione rapidamente con le proprie forze».

«La nostra sfida è continuare a rafforzare la posizione della piazza finanziaria svizzera, che non è piovuta dal cielo, ma è stata creata nel corso di decenni a fronte di una fortissima concorrenza internazionale», sottolinea Rickenbacher. «Dobbiamo continuare a innovare, a creare valore per i nostri clienti; questo richiederà del lavoro».

Intanto Julius Bär - che si presenta su mercati italofoni anche come Julius Baer - sta registrando nuovi arrivi da CS. «Alla presentazione dei risultati del 2022 abbiamo dichiarato di aver assunto ex dipendenti di Credit Suisse, ma non in modo esagerato: l'afflusso di consulenti e clienti è stato misurato. L'anno scorso c'è stato un certo movimento, quindi vedremo cosa succederà nel 2023».

Dalla scorsa settimana Julius Bär è diventato il numero due in Svizzera nella gestione patrimoniale, dietro a UBS, ma il cambio in classifica non comporterà mutamenti a livello di strategia. «I punti di forza di Julius Baer rimangono gli stessi: un servizio molto personale, professionale e indipendente, con capacità pari a quelle delle grandi banche e con un lato molto più internazionale rispetto agli istituti più piccoli».

«In Asia, che definiamo il nostro secondo mercato domestico, si trovano un quarto dei nostri dipendenti e una quota analoga dei nostri attivi», prosegue il manager con trascorsi presso UBS, GAM e McKinsey. «Da oltre 17 anni sviluppiamo questo mercato con un modello di gestione transfrontaliera, attraverso due sedi principali: Singapore e Hong Kong». Uno sbarco diretto in Cina non è al momento in discussione.

La ricetta del successo? «L'importante è essere geograficamente vicini al cliente, conoscere a fondo i mercati e fornire soluzioni che siano almeno pari all'offerta locale e allineate alle condizioni fiscali", osserva l'intervistato. «In questo contesto, le banche svizzere sono ben posizionate, perché il nostro livello di servizio è eccellente, soprattutto rispetto alle banche europee. C'è una grande differenza tra ciò che noi chiamiamo private banking e ciò che i concorrenti intendono con la stessa espressione. Le banche elvetiche dispongono inoltre di un'incredibile rete internazionale, che consente loro di seguire grandi famiglie in diverse parti del mondo».

«Infine, il marchio 'Svizzera' è molto prezioso nella gestione patrimoniale, per i motivi sopra citati», si dice convinto Rickenbacher. «Tutti questi elementi ci hanno permesso di ottenere una forte crescita in Germania, nel Regno Unito e, più recentemente, in Spagna e Portogallo, sia grazie alla presenza fisica in questi mercati, sia grazie all'offerta di gestione offshore. L'Europa è storicamente un peso massimo per Julius Bär», conclude il dirigente.

Fondata a Zurigo nel 1890, Julius Bär è quotata alla borsa svizzera dal 2005. Oggi è attiva esclusivamente nel private banking. È presente in 12 località elvetiche, fra cui Lugano e St. Moritz (GR), e ha anche numerose sedi all'estero. L'organico comprende 6900 posti di lavoro a tempo pieno, di cui circa 1250 occupati da consulenti. Nel 2022 ha conseguito un utile netto di 950 milioni, su ricavi di 3,8 miliardi. Dopo un deflusso netto nella prima metà del 2022, la raccolta di nuovi capitali si è ripresa e ha accelerato verso la fine, avevano fatto sapere i vertici dell'istituto in febbraio.

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COMMENTI
 

falco8 1 anno fa su tio
Si nota il nervosismo, un comunicato dopo l'altro dell'elite che tutto va bene..... la piazza finanziaria CH ha perso TUTTO ciò che rimaneva della sua credibilità, segreto bancario silurato, blocchi di averi unicamente in base al passaporto o etnia e ora cambio regole del gioco della finanza da un giorno all'altro senza preavviso. È FINITA per UBS e simili, è finita per la FINANZA CH, non c'entra un tubo la solidità finanziaria delle banche quando la fiducia dei depositanti svanisce, senza di loro, tutto crolla. È l'alba della finanza decentralizzata.
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