Questo sono considerando l'uso diretto del software. Tenendo conto dell'intero ciclo di vita dell'IA i dati sarebbero impressionanti
ZURIGO - L'intelligenza artificiale (IA) ha sete, e non poca: un breve colloquio con un chatbot comporta il consumo di mezzo litro d'acqua dolce. Il fabbisogno idrico potrebbe presto avere un impatto significativo sulle riserve di acqua, soprattutto nell'arido sud degli Stati Uniti, si legge in un articolo pubblicato oggi dal portale zurighese Infosperber.
I software linguistici come ChatGPT o Bard imparano a dare risposte precise alle domande utilizzando un gran numero di esempi. Durante l'addestramento i computer hanno una grande richiesta di raffreddamento e di energia: la loro impronta idrica è di conseguenza elevata.
Nell'addestramento di GPT-3 presso i centri dati statunitensi di Microsoft utilizza circa 700'000 litri di acqua dolce e pulita, spiega l'ingegnere informatico Shaolei Ren in un'intervista alla rivista tecnologica The Markup, ripresa in Svizzera da Infosperber. In un centro dati asiatico il consumo sarebbe di tre volte superiore. Inoltre l'IA più recente, come il GPT-4, ha bisogno di ancora di più acqua, perché il modello si basa su un numero maggiore di parametri.
Chi parla con l'intelligenza artificiale può quindi quasi sentirla gocciolare, osserva Infosperber. Stando ai calcoli di Ren una conversazione con ChatGPT di 30-50 domande consuma cinque decilitri: se si pensa al numero di utenti le quantità in gioco diventano enormi.
Ren ha considerato solo l'uso diretto dell'acqua da parte del software. Se si tenesse conto dell'intero ciclo di vita dell'IA il risultato sarebbe ancora più impressionante: bisognerebbe per esempio contabilizzare il fabbisogno idrico per la produzione dei chip per computer e per la generazione di energia. Secondo le stime dell'ingegnere la quantità di acqua consumata sarebbe probabilmente di dieci volte superiore.
Per gli stati americani aridi con molti centri dati, come la California, gli scenari futuri si fanno quindi preoccupanti. Insieme ad altri ricercatori, Ren fornisce suggerimenti su come ridurre il consumo di acqua delle IA, per esempio considerando maggiormente il lavoro di notte. L'efficienza idrica è però anche in parte in concorrenza con gli obiettivi climatici: ad esempio a mezzogiorno la produttività dei parchi solari è al massimo, ma lo è anche il consumo di acqua. Stando a Ren comunque le grandi aziende tecnologiche quali Google, Microsoft e Meta sono perlomeno consapevoli del problema.
I ricercatori suggeriscono che sarebbe utile disporre di una maggiore trasparenza su dove e quando viene utilizzata l'acqua nel funzionamento di un'intelligenza artificiale. Se è possibile calcolare l'impronta di CO2 di un software in funzione, lo stesso deve essere fattibile anche l'acqua, viene argomentato. Gli utenti potrebbero così adattare il loro comportamento e ad esempio avanzare le loro richieste all'IA in orari più sostenibili.