Come spiegato da Sergio Ermotti, la banca deve ora correre ai ripari, realizzando massicci risparmi sui costi
BERNA - Credit Suisse ha portato in dote a UBS più perdite del previsto: è quanto scaturisce dalle affermazioni di Sergio Ermotti, il presidente della direzione del maggiore gruppo bancario elvetico, che ha rilevato il concorrente - in gravi difficoltà - con effetto legale allo scorso mese di giugno.
UBS deve realizzare massicci risparmi sui costi dopo l'acquisizione, ha detto il dirigente ticinese in una teleconferenza, commentando i risultati trimestrali pubblicati oggi dal suo istituto. L'ex rivale è "strutturalmente in perdita": e l'entità dei disavanzi è maggiore di quanto inizialmente ipotizzato.
La ristrutturazione di CS è una questione immensa, ha aggiunto il 63enne facendo riferimento anche agli elevati oneri di integrazione sostenuti. Il Ceo di UBS si è detto peraltro convinto che le cose evolveranno in modo positivo: ma non è possibile mantenere tutti i dipendenti.
L'organico dell'azienda combinata è diminuito di oltre 4'000 unità nel terzo trimestre del 2023. Rispetto agli effettivi di fine anno 2022 (quando le due entità erano ancora separate) si registra un calo di 13'000 impieghi: allora UBS e Credit Suisse contavano insieme circa 120'000 dipendenti.
Una parte delle partenze è stata volontaria, il resto è stato frutto di licenziamenti: la banca non ha voluto rivelarne il numero. I dirigenti di UBS non hanno nemmeno accettato di diffondere cifre riguardo alle partenze in Svizzera, né dettagli su quanti dipendenti dell'ex CS o di UBS abbiano mollato gli ormeggi.
Alla fine di agosto Ermotti aveva annunciato 3'000 licenziamenti in Svizzera. È possibile che alcuni impiegati abbiano già perso il posto di lavoro: tuttavia, la maggior parte dei licenziamenti non avverrà prima del prossimo anno, era già stato detto in precedenza.
Le novità odierne sono peraltro piaciute agli investitori: in borsa il titolo UBS è arrivato a guadagnare fino al 5%, per poi stabilizzarsi su una progressione del 3%, nell'ambito di un mercato che generalmente marcia sul posto. Dall'inizio dell'anno la performance è da incorniciare: +27%. Attualmente l'azione dell'istituto che fa risalire le sue origini alla fondazione di Bank von Winterthur, nel 1862, viene scambiata a circa 22,50 franchi, a fronte di un massimo dell'anno di 23,80 franchi e di un minimo di circa 14,40 franchi.