Oltre a essere estremamente nociva per l'uomo e l'ambiente, la pratica è anche contraria alla dichiarazione d'intenti della BNS
BERNA - La Banca nazionale svizzera (BNS) sta investendo miliardi in aziende attive nella fratturazione idraulica (fracking), un metodo ultra-inquinante di estrazione di petrolio e gas: è l'accusa lanciata da Coalizione BNS, gruppo di organizzazioni non governative (ong) e singole persone che si sono formate nel quadro dell'Alleanza climatica.
Un rapporto pubblicato oggi elenca le attività in 69 società, per un valore totale dell'investimento dell'istituto pari a 9 miliardi di dollari (su un portafoglio di investimenti in divise di 850 miliardi di dollari, di cui il 25% in azioni, il tutto a fine 2022). «Attraverso questa quota la BNS è responsabile di emissioni di gas serra dovute al fracking pari a circa 7 milioni di tonnellate di CO2, cioè quanto è addebitato all'agricoltura svizzera nel suo complesso», si legge nel documento.
Stando agli autori del rapporto il fracking è contrario alle norme e ai valori che la stessa BNS si è data: le conseguenze negative della tecnologia della fratturazione idraulica per l'uomo e l'ambiente sono infatti note da tempo. A causa dell'iniezione nel sottosuolo di sostanze chimiche in combinazione con l'acqua esiste il rischio di contaminazione delle falde freatiche. Inoltre l'acqua contaminata ritorna, non trattata, nel ciclo idrico, attraverso perdite o azioni deliberate. Il fracking provoca anche un grave inquinamento atmosferico e terremoti regolari.
Coalizione BNS sottolinea inoltre che 14 cantoni, che rappresentano più di due terzi della popolazione svizzera, hanno adottato posizioni contrarie alla fratturazione idraulica. Pertanto il rifiuto di tale tecnologia da parte della BNS dovrebbe essere considerato un criterio da tenere in considerazione quando si effettuano investimenti.
Contattata dall'agenzia Awp, la BNS fa sapere che non prende posizione sui suoi singoli investimenti. La banca dichiara però che in linea di principio non seleziona alcun titolo: il portafoglio «replica integralmente i mercati azionari rilevanti», garantendo così la massima diversificazione.
Nell'ambito della sua politica d'investimento, la BNS afferma di rispettare «gli standard e i valori fondamentali della Svizzera» e di astenersi dall'investire in società «i cui prodotti o processi produttivi violano palesemente valori sociali ampiamente riconosciuti», in particolare quelle «che causano sistematicamente gravi danni all'ambiente».
Un'altra lamentela sollevata dal rapporto riguarda la passività della BNS in quanto azionista, che «non vota alle assemblee generali, né presenta proposte». L'istituto risponde che si limita a esercitare i propri diritti sui punti relativi al governo societario e «si affida a fornitori di servizi esterni per farlo».
La Coalizione BNS conclude il suo rapporto con una serie di raccomandazioni, invitando la Banca nazionale ad «assumersi le proprie responsabilità in quanto comproprietaria delle società in cui investe» e a essere più trasparente nella sua strategia di investimento.
Le autorità politiche, da parte loro, dovrebbero essere più critiche nei confronti delle «conseguenze ecologiche e sociali negative» del portafoglio, in particolare in relazione agli impegni assunti dalla Svizzera in materia di clima e biodiversità. Dovrebbero inoltre sostenere, in seno agli organismi multilaterali, la cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, che sono incoraggiati a utilizzare processi dannosi per l'estrazione di combustibili fossili.
Infine la Coalizione BNS chiede al mondo politico e alle banche cantonali, in quanto proprietari collettivi di maggioranza della banca centrale, di escludere dal portafoglio dell'entità guidata da Thomas Jordan le società che utilizzano il fracking o altre tecnologie dannose per l'ambiente.