Il mercato del lavoro ha tenuto bene: il tasso di disoccupazione nell'edilizia principale è pari al 3,4%
ZURIGO - Il settore della costruzione è risultato in crescita nel 2023, ma solo grazie dall'aumento dei prezzi: il fatturato si è attestato a 23,4 miliardi di franchi, in progressione dello 0,7%.
Considerando che il rincaro registrato dall'indice dei prezzi del comparto è stato dell'1,6%, risulta un calo reale dello 0,9%», ha indicato oggi la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC). Nel 2023, per la prima volta dopo molti anni, l'attività di costruzione ha superato gli ordinativi in entrata: le nuove commesse si sono infatti attestate a 22,7 miliardi, in flessione del 4,2%.
Il fatturato è cresciuto nell'edilizia abitativa e nel ramo strettamente connesso del genio civile privato. Tuttavia stando alla SSIC tale incremento non deve essere interpretato come un aumento del numero di nuove abitazioni: il passo avanti del giro d'affari è da ricondursi più alle ristrutturazioni e ai risanamenti energetici che a nuove costruzioni. Inoltre rispetto al passato si costruisce prevalentemente nelle aree già popolate, con costi quindi più alti.
Secondo l'organizzazione padronale vista la crescita della popolazione e le esigenze di mobilità c'è un forte bisogno di investimenti in abitazioni, edifici pubblici e infrastrutture. L'aumento dei costi di costruzione e dei tassi, i lunghi e onerosi processi di autorizzazione e la situazione critica dei budget pubblici e privati non lasciano però sperare in uno slancio dell'attività di costruzione nel 2024: la SSIC prevede per il 2024 ricavi di 23,2 miliardi di franchi, ovvero l'1,1% in meno dell'anno precedente.
Intanto il mercato del lavoro ha tenuto bene: nel 2023 il tasso di disoccupazione nell'edilizia principale, pari al 3,4%, è stato appena superiore al dato dell'anno precedente. In entrambi gli anni le persone occupate sono state 89'000. Di conseguenza, considerato il leggero calo dell'attività edilizia in termini reali, secondo la SSIC la situazione occupazionale può essere considerata sorprendentemente positiva. È ipotizzabile che, nonostante le fluttuazioni del mercato, le imprese abbiano voluto mantenere il personale in azienda, vista la crescente carenza di manodopera qualificata.