Temu, Shein & co. consegnano ogni anno merci per poco meno di un miliardo. E non pagano tasse. L'allarme dei dettaglianti.
BERNA - Prezzi imbattibili, catalogo colossale, si acquista con due clic e si può pagare pure con Twint. Peccato che il pacchetto parta... dalla Cina.
Non nascondono più la loro preoccupazione per la concorrenza cinese a bass(issim)o costo, i commercianti svizzeri che - come riportato dalla Aargauer Zeitung - hanno deciso di attivarsi per far valere le proprie ragioni in quel di Berna.
Sempre più occidentali - App come Temu, Shein e Aliexpress e affini, sempre più popolari e con "agganci" efficaci in Occidente e anche in Svizzera (attraverso sotto-portali locali, ma anche con la sopracitata possibilità di pagare con sistemi bancari "local" come Twint) iniziano a essere più che una spina, una vera e propria trave nel fianco.
Da qui la decisione della Swiss Retail Federation e dell'Associazione svizzera dei commercianti Handelsverband, che parlano di «nuova dimensione del commercio cinese» e chiedono al Consiglio Federale più tutele per il settore.
Niente tasse, merce per miliardi - I pacchi di Temu & co. , «arrivano direttamente in Svizzera a Zurigo e Ginevra e non pagano sulle merci né IVA, né dazi doganali. Questo perché consegnano in pacchi piccoli volutamente al di sotto dei limiti di tassazione».
Gocce che, però, possono anche diventare un mare da circa 600-700 milioni di franchi l'anno. Con la possibilità di arrivare al miliardo di franchi di valore entro il 2026.
Altra critica da segnalare è quella relativa alla sicurezza, spesso e volentieri la merce made in China, non rispetta i regolamenti in vigore nell'Unione Europea per materiali e costruzioni.
«Non comprate solo perché costa poco» - Quella Cinese, conferma la Swiss Retail Federation, è una grossa minaccia per i commercianti elvetici: «Queste piattaforme hanno un enorme potenziale di crescita», spiega la direttrice Dagmar Jenni che invita la Confederazione a occuparsi del fenomeno, nell'ottica della sicurezza ma anche dal punto di vista fiscale.
L'appello dell'Associazione svizzera dei commercianti è rivolto non solo alla politica, ma anche ai consumatori: «È necessario che siano imposte sanzioni sui produttori che non rispettano gli standard», chiosa il Ceo Bernhard Egger, «inoltre chiediamo ai consumatori di non prestare attenzione solo al prezzo, al momento di effettuare un acquisto: se una cosa costa davvero poco, è lecito porsi delle domande».
E la politica? Al momento, riporta sempre la Aargauer Zeitung, sono due le interpellanze in parlamento una agli Stati (Tiana Moser, Verdi Liberali) e una al Nazionale (Benjamin Roduit, il Centro). Entrambe imperniate sulla questione della sicurezza, soprattutto nell'ottica della salute dei bambini.