Il virus ha fermato l'edilizia in Ticino. E non è che, prima, le aziende se la passassero benissimo. L'indagine di Crif
LUGANO - L'altolà è scattato oggi, ufficialmente. Anche se i cantieri sono fermi di fatto da mercoledì. Il blocco dell'edilizia deciso dal canton Ticino ha "congelato" un settore che, mai come ora, attira la lente degli osservatori economici.
A scattare l'istantanea, in uno studio pubblicato oggi, è il centro studi Crif di Zurigo. Che nella sua indagine annuale fotografa lo stato di salute - per stare in tema sanitario - di un comparto già "raffreddato" anche prima dell'epidemia.
Il Ticino, neanche a farlo apposta, è il cantone dove nel 2019 l'edilizia ha fatto più fatica. Oltre il 50 per cento delle aziende hanno accumulato ritardi nei pagamenti. Un record nazionale: in media il 40 per cento delle fatture in Svizzera sono state pagate in ritardo, l'anno scorso (a Zurigo il 43 per cento, a Berna il 35 per cento).
In termini assoluti il nostro cantone si piazza settimo per numero di imprese (3.626 su un totale di 61.475) dietro a Zurigo, Berna, Vaud, Argovia, San Gallo e Ginevra. È al secondo posto, però, per aziende attive nella costruzione di edifici (601).
Insomma un grande settore, che dà lavoro a oltre 5600 persone in Ticino (dato Ustat). Ma dopo una lunga stagione stabile, l'anno scorso il trend si è invertito. Per la prima volta in cinque anni, a livello svizzero, il numero di aziende cancellate dal registro di commercio (5449) ha superato quello delle nuove iscritte (4701). Un bilancio in negativo (748 aziende in meno) che rischia di aggravarsi, e di molto, con la crisi in corso. Soprattutto a sud delle Alpi.