Non tutte le ciambelle escono col buco, come non tutte le frasi diventano citazioni; scopriamo il perché.
Ci sono frasi ricche di significato che vengono dimenticate nel momento stesso in cui sono pronunciate, altre invece che, malgrado siano profonde come una vasca per uccellini, si attaccano alla memoria collettiva come fossero verità assolute: stiamo parlando degli aforismi e delle citazioni. Pensate che un gruppo di scienziati della Cornell University a Ithaca, negli Stati Uniti, ha elaborato un algoritmo in grado di identificare le frasi con maggior probabilità di successo.
Dopo aver sottoposto a dei volontari un migliaio di citazioni memorabili cinematografiche a loro sconosciute e altrettante simili ma cadute poi nel dimenticatoio, hanno scoperto che l’essere umano è inconsciamente attratto da quelle composte con una determinata struttura. Il segreto per costruire una frase d’effetto sta nell’utilizzare parole raramente associate fra loro, usare una grammatica semplice, offrire originalità lessicale e contenere pochi o nessun termine che possa ricondurre al contesto, in modo da poter essere utilizzate in molteplici occasioni.
E a chi potrebbe interessare un programma del genere? Pensate solo al campo pubblicitario, dove la lotta agli slogan memorabili ci ha regalato chicche come “Red Bull ti mette le ali”, “Be stupid” della Diesel o l’inflazionato “O così, o Pomì”. La creatività è un dono e saperla plasmare e manipolare si chiama arte. Sapere che da oggi chiunque potrà appoggiarsi a un programma per creare frasi d’effetto mi lascia perplessa, anche perché in fin dei conti, per risultare originali, è sufficiente “Think different”, come disse Apple nella sua campagna di succeso.
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