Disponibile da pochi giorni, il nuovo live-action di Disney è già finito al centro delle critiche
HONG KONG / PECHINO - Mulan era l'asso nella manica (dichiarato) di Disney per lanciare al meglio la stagione autunnale sulla propria piattaforma streaming che, pur vantando un ampio ventaglio di classici, non ha portato grandi novità in questi ultimi mesi. L'adattamento live-action dedicato alla leggendaria eroina cinese si è invece ritrovato a dover fare i conti con un discreto fuoco di critiche.
La strada si era già presentata in salita con la scelta del colosso di far sbarcare il film in esclusiva su Disney+, escludendolo però dall'abbonamento generale e chiedendo il pagamento "una tantum" di 29 franchi per "sbloccare" il contenuto.
Al netto dell'identità un po' debole e di alcune evidenti differenze rispetto al cartone animato (si pensi all'assenza del draghetto Mushu) che i fan non hanno apprezzato, il fuoco di fila si è però concentrato su questioni che trovano spazio anche al di fuori di quanto accade nel riquadro in 4K dei nostri teleschermi.
In primis, Disney è stata criticata per aver ringraziato nei titoli di coda alcuni enti governativi dello Xinjiang, regione in cui sono state girate alcune scene del film e inoltre tristemente nota per le repressioni nei confronti degli Uiguri. Un gesto letto come atto di compiacenza verso il regime in ottica di mercato, per via dell'importanza del pubblico cinese. Tuttavia, forti critiche al film sono emerse soprattutto in Cina, dove le aspettative altissime per il film sono state abbattute dalla banalizzazione di alcuni elementi della cultura cinese.
A questo si sono aggiunte poi le accuse rivolte all'attrice che veste i panni di Mulan, Liu Yifei, che lo scorso anno si espresse a favore delle repressioni della polizia di Hong Kong durante le rivolte scoppiate nel 2019. Non propriamente un gesto che ricorda la leggendaria eroina, al punto che le sue parole sono tornate a galla in queste settimane accompagnate da un hashtag perentorio: #BoycottMulan.