Sabato sera parte la stagione della United Soloists Orchestra: ne abbiamo parlato con il direttore Arseniy Shkaptsov
ASCONA - Sabato 9 ottobre il Collegio Papio di Ascona ospiterà, a partire dalle 20.30, il concerto inaugurale della stagione 2021-22 della United Soloists Orchestra. Ne abbiamo parlato con Arseniy Shkaptsov, il giovane direttore nonché responsabile artistico dell'ensemble.
Cosa può dirci del concerto di sabato?
«Apre la stagione della nostra orchestra, che mira a promuovere i musicisti del territorio. I giovani solisti saranno ticinesi: Moira Cauzzo, Marta e Sandro Meszaros per il concerto triplo di Beethoven e Leonardo Crespi con il concerto n.2 di Rachmaninov per pianoforte».
Qual è la caratteristica della United Soloists Orchestra?
«È stata composta pochi anni fa (nel 2017, ndr) ed è composta da giovani musicisti, ma tutti professionisti e appartenenti a svariate orchestre di fama mondiale. Sono tutti del territorio ticinese e dei dintorni, ad esempio la Lombardia. Alcuni stavano qui ma poi si sono spostati a Zurigo, Basilea... Li ho messi tutti insieme e da allora sviluppiamo dei progetti e facciamo delle tournée. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo suonato con Stefano Bollani e anche Martha Argerich si è mostrata interessata. Magari riusciremo a fare qualcosa l'anno prossimo... Siamo anche stati invitati a compiere una tournée in Corea del Sud».
Ci sono differenze tra l'orchestra che si esibisce in casa e quella "da esportazione"?
«In Ticino portiamo avanti i progetti con gli artisti del territorio, all'esterno alterniamo i nostri musicisti con grandi nomi. È un grande stimolo per crescere».
Quale repertorio vi contraddistingue?
«Non suoniamo solo musica classica, ma anche jazz, musica da film, brani moderni di compositori viventi... Proponiamo una buona combinazione di generi e di stili».
A proposito di Bollani: sarete al suo fianco il 16 ottobre a Chiasso. Com'è lavorare con lui?
«A maggio abbiamo aperto la stagione del Teatro di Cremona con lui e poi il direttore artistico del Cinema Teatro di Chiasso mi ha chiesto di portare questo concerto in Ticino per il 20esimo anniversario. Ho chiesto a Stefano e lui ha accettato volentieri. Devo dire che lavorare con lui è veramente bello: a parte essere un bravissimo e incredibile musicista, un genio, dal punto di vista personale è un individuo molto gentile, alla mano. Ci siamo trovati molto bene come orchestra: c'è stato uno scambio d'idee - noi abbiamo preso qualcosa da lui e lui da noi. È qualcosa che non avviene con tutti gli artisti e il nostro progetto comune proseguirà nel tempo: andremo in Austria e poi ci saranno altre tournée».
Collaborerete anche con artisti d'impronta decisamente più rock e indie, come Andrea Bignasca, i Peter Kernel, Kety Fusco: come ci si rapporta con musicisti che hanno una formazione molto diversa dalla vostra?
«Il comportamento di un artista pop o rock è sempre un po' strano, agli occhi di un musicista classico. Loro sono più liberi, sono abituati a interagire con il pubblico... Capita che il musicista classico si chieda: "Ma come si permettono di dire o fare certe cose?". È anche un po' incredibile come si possa fare un concerto senza prove, arrivando sul posto e suonando... Per loro però è lo stesso: vedere i musicisti classici è interessante, dicono "Wow, io così non potrei mai suonare, le sinfonie non potremmo farle..."».
Funziona questa fusione tra generi?
«Sì, è un ottimo modo per mostrare al pubblico che può esistere una connessione tra diversi stili nell'ambito dello stesso concerto. Ne esce sempre qualcosa d'interessante».
Ci sono poi gli Exotic Events: com'è andato il primo appuntamento lo scorso sabato?
«Fantastico, è stato veramente di grande successo. Il pubblico ha apprezzato la formula della serata e l'aver vissuto un'esperienza totale tra arte visiva, musica ed enogastronomia».
Seguiranno altre serate del genere: formula vincente non si cambia?
«Esattamente. Si cambierà un po' il programma del concerto e gli artisti partecipanti, magari ci sarà qualche performance in più, ma le serate saranno così. Abbiamo già così tante prenotazioni da parte di chi non è potuto esserci il 2 ottobre».
Si pensa sempre che i giovani e la musica classica siano agli antipodi: è un preconcetto da sfatare?
«È qualcosa su cui sto lavorando. Ai concerti si vedono solo persone dai 30 anni in su, ma cerco di portare anche le giovani generazioni alla classica. Come? Facendo suonare i loro coetanei che eseguono anche pop, jazz, rock e quindi scoprono anche la musica classica. Magari, la volta successiva, verranno a un concerto di pura musica classica...».