Niente spiaggia a Milano Bresso, ma fan entusiasti
MILANO - Una grande festa: Lorenzo Jovanotti mantiene la promessa fino all'ultima tappa, la ventunesima del Jova Beach Party, all'aeroporto di Milano Bresso. Sono in 60mila a saltare compatti per quasi dieci ore di musica di ogni genere. Poco importa che la spiaggia, in realtà, non ci sia: sotto il sole la gente stende i teli, molti sono in costume e, crema solare alla mano, si godono la fine di un'estate ancora calda.
È come una grande illusione. La "spiaggia" di Jovanotti sembra il falò che si fa da ragazzini, e ad avere la chitarra stavolta è Jovanotti, ma anche molti "amici". Lorenzo sale sul palco già alle 15 di sabato con gli ospiti, numerosissimi, che si avvicendano sulla scena: da Tananai a Rkomi, poi Ackeejuice Rockers, Baloji, Benny Benassi, Ckrono, Epoque, J.P. Bimeni & The Black, Belts, Nicol, Shantel e il quartetto d'archi Foti.
«Siamo andati in giro per il mondo alla ricerca di buona musica» racconta il manager, Marco Sorrentino. Nella grande 'Woodstock' dell'artista maxi isole dei rifiuti, una nutrita 'food court', make up artist pronti a realizzare tatuaggi e scritte temporanee colorate, giochi e attività varie. Poi la tradizionale "Bella storia" scelta per la giornata: Lorenzo si veste da "Sindaco di nessun posto", camicia bianca, fascia variopinta e cappello da marinaio e raggiunge Chiara e Vincenzo, con la figlia Beatrice in braccio: «Mi commuovo sempre ai matrimoni ma proverò a tenere saldo il mio cuore» dice l'officiante di questo sposalizio improvvisato. E agli sposini regala una serenata speciale: "Chiaro di Luna".
Nel corso del pomeriggio, Jova corre, salta, balla, grida: è inarrestabile fino alle 20.00 quando inizia il suo show. E anche qui non è solo: assieme a lui, Gianni Morandi, Elisa, Tommaso Paradiso e Rkomi. Nessuna scaletta: è Lorenzo a decidere cosa verrà poi. «Continuiamo a cominciare» ripete spesso.
Si parte da "Una tribù che balla". Il brano del 1991 alza il sipario sul concerto quasi a descrivere quello che Jovanotti vede dal suo "veliero", un palco di luci e bandiere colorate. E lui, pirata sorridente, non risparmia neanche un briciolo di energia ed è pronto per quattro ore di successi vecchi e nuovi.
A quarant'anni dal suo debutto come dj nel 1982, Jovanotti mostra ancora entusiasmo incontenibile alla consolle, quella che lui ha definito: "il mio posto'. E neanche in un attimo si tradisce l'articolo 1 dei "comandamenti" scritti dallo stesso Dj per la sua 'Repubblica della Festa': «Il Jova Beach Party è una Repubblica fondata sul ballo. Si balla da soli, si balla insieme, si balla tutti, si balla con tutti. Si balla sempre. Si balla ovunque. Si balla anche quando non si balla».