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L’attrice e scrittrice è tornata a parlare di stereotipi femminili
ROMA - «Una volta per un romanzo mi consigliarono di mettere, nella quarta di copertina, una foto con gli occhiali da vista, sarei apparsa più credibile». Chiara Francini lo racconta al Corriere della Sera, in un’intervista che scorre tra rivelazioni legate alla vita privata e all’educazione dell’attrice e scrittrice 43enne e le sue rivendicazioni contro gli stereotipi femminili. «Mi sento più scrittrice che attrice - dice la Francini, 5 libri all’attivo - ma sembra che se hai gli occhi grandi, la bocca carnosa, anche se io le chiamo ‘labbra da ciuco’ e il seno grande, non tutti ti prendano sul serio quando decidi di scrivere».
La Francini gode quando invece gli altri non riescono a incasellarla, a definirla. «E meno male. Perché le etichette mi gonfiano come la ribollita di mia madre - dice in un altro passaggio dell’intervista l’attrice/scrittrice -. Ti vogliono sempre o in un modo o in un altro. O bella o colta. O fai cinema o fai tv. O zozza o immacolata. Ecco perché io scherzo sempre parlando delle mie ‘volitive’ (il suo seno, ndr): perché sembra che se porti una quinta di reggiseno tu non possa scrivere bene o pensare bene».
Tra i dettagli riguardanti la sua carriera, invece, spicca quello riservato a Pippo Baudo, con cui lavorò in tv. «Un padre. Quando mi chiese di affiancarlo a Domenica In giurai a me stessa che avrei fatto di tutto per non deluderlo - spiega la Francini -. Cominciavamo le dirette tenendoci per mano, nessuno dei due usava cartelli né gobbi. Ancora oggi, per il mio compleanno, mi manda fiori con un cartoncino. Che conservo, ma io conservo tutto, anche i pass temporanei per entrare in Rai».
