Scordatevi l'arpa per come la conoscete: la musicista ticinese è al lavoro per rivoluzionarla del tutto
BELLINZONA - 400 suoni, raccolti in 26 categorie. Tutto con un solo strumento: l'arpa. È il risultato del lavoro di Kety Fusco, che si segnala sempre di più come sperimentatrice e che oggi presenta "Music To Make a Dream Come True", il suo ultimo lavoro in uscita oggi.
Cosa troviamo nella tua libreria sonora?
«Ho registrato suoni tramite tecniche obsolete o al termine di un lavoro di ricerca di quelle che sono le proprietà dell'arpa, fisiche e materiali. In questo database digitale ho raccolto dei sample che poi metto in vendita suo mio sito e che sono a disposizione di tutti».
Qual è l'effetto più bizzarro che hai ottenuto?
«Per esempio: ho fatto risuonare il budello delle corde dentro le clip dei capelli e ne è uscito un suono identico a quello di una campana tibetana. Anche altri risultati sono fuori di testa (ride, ndr)».
Cosa puoi dirmi del tuo nuovo singolo?
«È un brano composto esclusivamente da suoni di arpa, che talvolta non sembrano esserlo. C'è stato un lavoro di manipolazione digitale, in modo da allontanare l'ascoltatore dalla consapevolezza di stare ascoltando realmente un'arpa».
Ti sei cimentata in quella che definisci «la tua prima colonna sonora horror»...
«Mi sono resa conto di essermi addentrata, nel corso della composizione, in queste atmosfere da thriller psicologico. Mi piaceva l'idea d'infrangere le aspettative: non ci si aspetterebbe mai una musica horror fatta con l'arpa, no? Poi con i ragazzi dello Studio Asparagus (casa di produzione cinematografica di Mendrisio, ndr) abbiamo trasformato in immagini il mood del brano».
Che storia è venuta fuori?
«Quella di una strega che invoca il suo fantasma - c'entra un omicidio per annegamento nella piscina di un vecchio hotel (ride, ndr)».
Quindi usi un approccio punk a uno degli strumenti classici per eccellenza...
«Esattamente. Questa cosa mi piace, mi diverte molto».
Quanto studio ci vuole per ampliare i confini della sperimentazione dell'arpa?
«Ho cercato di guardare lo strumento da un altro punto di vista: non solo nel suo complesso, ma nelle varie parti che lo compongono. Ci sono tre elementi fondamentali: il legno, il budello per le corde e il metallo, per la meccanica. Messi insieme formano l'arpa per come la conosciamo, ma ognuno di essi - preso separatamente - offre un suono che è peculiare».
Potremmo, in futuro, trovarci alle prese con un'arpa fisicamente diversa da come la conosciamo ora? Potresti essere colei che la rivoluzionerà?
«Confesso che ci ho pensato: mi è frullata nella testa l'idea di rivedere la struttura dell'arpa. La ditta che mi ha fornito lo strumento mi ha invitato a considerare delle possibili modifiche, così da rivedere quella che è l'arpa moderna. Che altro non è che una riproposizione di quella classica, è cambiato ben poco - più che altro il design. Per rispondere quindi alla tua domanda: sì, è una delle cose che voglio fare in futuro».
Ti vedremo presto dal vivo?
«C'è parecchia carne al fuoco. Non posso anticipare molto: solo che gli organizzatori del Montreux Jazz Festival mi hanno invitata a fare una residenza di una settimana a Venezia, a Palazzo Trevisan degli Ulivi, allestita da loro e Pro Helvetia. Collaborerò con degli artisti italiani per mettere in piedi il mio show e costruire il live del nuovo disco che uscirà a luglio e che sarà presentato a Montreux. Lavoreremo sia sul lato musicale che quello visivo: quindi arpa e arpa laser. Sarà un'esperienza fisica e sonora della durata di 17 minuti: una bolla nella quale si ascolterà l'evoluzione sonora dello strumento della quale parlavamo».
Non puoi proprio aggiungere altro?
«Sarà anche alla Royal Albert Hall di Londra a ottobre. Poi ci sono vari altri concerti, ma davvero non posso dirti nulla ora!».