Il giovane cantante parla del suo ultimo lavoro discografico, del suo percorso artistico e dei progetti futuri
LOCARNO - Nessun bisogno di ostentare. Musica colloquiale, aperta a tutti, dove ci si racconta per quello che si è. Questo è Ndrea, nome d'arte di Andrea Millo, triestino, classe 1999, che ci parla del suo ultimo lavoro "Quello che non ti ho detto", del percorso artistico e dei progetti futuri.
Da cosa nasce il tuo ultimo album?
«Nasce dall’esigenza di poter esprimere attraverso la musica quello che vivo io, nella mia vita tutti i giorni. Sono sei canzoni con sei diversi mood e volevo che fosse estremamente colloquiale. Inizialmente volevo chiamarlo “Quello che non vi ho detto”, perché l'intenzione era di rivolgersi a un vasto pubblico. “Quello che non ti ho detto”, invece, è come se stessi parlando a una persona che ho di fronte».
Quali sono le tue fonti d'ispirazione musicali?
«Ho due nomi che ho sempre preso come punto di riferimento: Tiziano Ferro e Fabri Fibra. Ho ascoltato entrambi un sacco e vedere anche i loro due percorsi, soprattutto i primi lavori di entrambi, mi ha portato a fare quello che faccio oggi».
Due fonti diverse, non facili da conciliare.
«Hanno fatto un pezzo assieme: il remix di “Stavo pensando a te”. Per quanto sembri di no, sono più simili di quanto possa sembrare. Tiziano Ferro poi mi ricordava anche un Nate Dogg all’italiana, faceva il cantante r’n’b all’inizio».
Prima facevi parte di un gruppo: i T-Time. Come mai hai proseguito in singolo?
«È stata più un’esigenza di vita. Non vivendo più a Trieste - dove avevo la band - e trasferendomi nel 2019 in Svizzera, mi sono sentito spaesato e solo. Avevo ancora troppa voglia di far musica e per la prima volta mi sono reso conto che potevo fare quello che volevo. Con la band sono cinque teste che devono raggiungere un compromesso. Quando sei tu da solo hai la possibilità di poter effettivamente cantare quello che ti fa stare bene».
Nei tuoi brani si fanno tanti nomi di persone a te legate. Come mai dei riferimenti così personali?
«Il fatto di essere tanto personali magari non permette di arrivare a tutti. Ma non penso d’altronde di poter fare altrimenti. Preferisco essere molto "personale" perché vedendo il trend di oggi sembra che per "spaccare" e andare più in alto devi metterti un passamontagna in testa, dire che hai una gang alle spalle e andare a fare le rapine. Io, invece, voglio portare la mia storia».
Sbaglio o ti esprimi anche in triestino nei tuoi brani?
«Non nascondo che mi piace mescolare un po’ di tutto. Mi piace questa cosa d'infilarci più dialetti e più lingue. Magari un giorno potrei mettere una barra in ticinese, così che tutte le persone che ascolteranno il brano, capiranno il riferimento e si sentiranno più vicine. La musica crea dei ponti».
Hai altri progetti in cantiere?
«Stiamo lavorando per creare tanti eventi. Sono rimasto molto sorpreso dal Ticino dove c’è tanta possibilità di suonare e la gente è propensa a questo tipo di show. Stiamo lavorando principalmente a questo e a dei singoli che poi usciranno man mano a fine estate».
A questo proposito: concerti ed eventi già in programma?
«Il 27 agosto mi esibirò al Barbacan di Solduno. Poi, più in là, alla Bavarese a Bellinzona. Una volta finiti i grandi eventi estivi, organizzerò altre date».