“I delitti di West Point”, con Christian Bale è il primo grande successo Netflix di quest'anno. Ma ha i suoi bei problemi.
LUGANO - 1830, un investigatore cittadino in esilio fra i gelati boschi sul fiume Hudson viene chiamato all'improvviso a investigare su di un turpe delitto nella rinomata, e inappuntabile, accademia militare di West Point.
Un apparente suicidio e poi la grottesca rimozione del cuore, dalla salma che si trovava già nell'obitorio. Come sia potuto succedere nessuno lo sa, e la soluzione migliore delle alte sfere è proprio quella d'interpellare Augustus Landor (un macilento e masticato Christian Bale), malgrado i suoi trascorsi torbidi e quel vizietto per il bicchiere. Parte proprio così “The Pale Blue Eye – I delitti di West Point”, diretto da Scott Cooper e tratto da un romanzo omonimo (ma ben poco noto).
Si tratta della prima grande produzione Netflix di questo 2023 e anche una scommessa vinta, almeno per quanto riguarda la parte del pubblico (anche svizzero) che ha proiettato questo noir in salsa gotica davanti all'apprezzato blockbuster natalizio “Glass Onion”, pure questo un poliziesco fuori dai canoni.
Se le premesse sono buone, e il film le mantiene in maniera relativamente solida per gran parte del suo svolgimento, il puzzle comincia un po' a screpolarsi man mano che la matassa si srotola (e per un prodotto di questo tipo è un problema non da poco).
Prima nota stonata è la presenza di Edgar Allan Poe – farà un po' da Watson per Landor – interpretato con forse troppa ansietta dal bravo Harry Melling. Il personaggio (reale) finisce per risultare troppo ingombrante sgomitando per la cinepresa con il protagonista. Altro problema è proprio la struttura (e la scrittura), con agganci telefonati e passaggi risolutori un po' improvvisati.
Malgrado tutto però “I delitti di West Point”, con la loro inappuntabile fotografia, possono ben tenere compagnia per una serata invernale sul divano, senza infamia e senza lode.