Come ha fatto il videogame più popolare dell'Unione Sovietica a conquistare il mondo? Ce lo racconta un film con Taron Egerton
LUGANO - Il mondo del cinema, si sa, è in costante ricerca di idee e materiale per costruire storie da mettere su pelliccola. I videogiochi, per così dire ”cuginetti” del grande schermo, sono da sempre stati una fonte tanto golosa quanto difficile da digerire.
Siamo sinceri, solo pochissimi marchi videogiocosi di fama si sono poi rivelati film o serie davvero godibili. Malgrado i tentativi si concatenano da più di 30 anni a questa parte, i risultati realmente azzeccati si contano sulle dita di una mano e sono praticamente tutti nell'ambito delle serie (il recentissimo “The Last of Us”, le due serie animate “Arcane” e “Castlevania” di Netflix).
Quando qualche tempo fa era saltata fuori l'indiscrezione che qualcuno voleva fare un film su “Tetris”, non sono mancate le sopracciglia aggrottate. Cioè, ok fare un film su “Super Mario” (che tra l'altro arriva nelle sale proprio per Pasqua) ma come si può traslare in lungometraggio il puzzle game più famoso al mondo?
La chiave scelta dal regista Jon S. Baird per “Tetris” (sic), disponibile da qualche giorno su Apple Tv+, è quella del racconto della genesi del celeberrimo videogioco e della grande fatica umana che è stato portarlo al di là della cortina di ferro. Già perché il suddetto game era stato ideato nel tempo libero da un ingegnere russo (Alexey Pajitnov) all'epoca dell'Unione Sovietica.
A vedere il potenziale di questa sua cubettosa creatura un businessman american-olandes-giapponese un po' spiantato, Henk Rogers (nel film un indomito Taron Egerton) che farà davvero tutto il possibile, sfidando burocrazia e agenti corrotti del KGB, per scrivere la storia. Come? Ma riuscendo a portare “Tetris” sul primo Game Boy, creando uno dei primi veri fenomeni davvero traversali del videogiocare.
Detto questo, com'è il film? Godibile, anche grazie a un ritmo indiavolato e una messa in scena semplificata tanto basta per risultare digeribile davvero a tutti (seppur con qualche leggerezza qua e là che è difficile non notare e dei personaggi solo parzialmente convincenti).
Al di là dei riferimenti al passato e all'era d'oro dei games, “Tetris” riesce abilmente a non giocarsela (solo) sull'effetto nostalgia - sarebbe stato davvero facile, e altri già lo hanno fatto - preferendo raccontare la sua storia, senza lasciarsi troppo influenzare.
Malgrado ciò, l'impressione che resta alla fine della visione è che, se al posto di un film si fosse fatta una miniserie di 3 episodi, forse il tutto poteva davvero puntare all'eccellenza con la E maiuscola.