Maruska Ortelli, Gran consigliera per la Lega dei Ticinesi
I disoccupati sono cittadini fragili, che vanno tutelati e protetti. Il lavoro, si sa, nobilita l’uomo. Chi non ce l’ha più, per svariati motivi, si trova catapultato in un limbo a volte da girone dantesco. Mi spiego meglio. Incontrando molte persone, purtroppo, in disoccupazione, sento parlare spesso (e male) degli URC (uffici regionali di collocamento). Vi riporto un esempio di come, entrati in quegli uffici, si viene trattati da numeri.
Il primo è il caso di un over 50, rimasto senza lavoro perché la ditta in cui lavorava ha chiuso. Tra le varie scartoffie da riempire (giustamente) si era dimenticato di porre la data. A quel punto la solerte burocrate lo ha penalizzato di una settimana di stipendio. Ma non ancora contenta ha spedito quest’uomo da sempre impiegato nel ramo finanziario a sistemare pezzi di biciclette, poi rivendute da una ditta. Quando ha tentato di far notare che quello non era il suo ramo e che avrebbe preferito una riqualifica linguistica apriti cielo: “se lei fa un corso di lingue è calcolato come assenza e le toglieremo giorni di stipendio”.
Ma come? Non bisognerebbe fare di tutto per ricollocare queste persone? Qui sembra quasi che faccia comodo a qualcuno tenere imbrigliati nelle maglie della disoccupazione le persone, almeno “fanno numero”, e i burocrati il lavoro se lo tengono ben stretto. Per non parlare del personale che viene dalla vicina penisola… Un controllo vogliamo farlo visto che molti dirigenti stanno scappando dalla guida dei vari uffici URC?