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La questione della formazione e dell'assunzione dei docenti abilitati

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Depositphotos (QuicklyFy)
La questione della formazione e dell'assunzione dei docenti abilitati
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La situazione attuale dei docenti abilitati per l’insegnamento nelle scuole medie superiori (SMS) solleva gravi interrogativi sulla coerenza tra l’offerta formativa e il fabbisogno reale di insegnanti nel sistema scolastico cantonale. Il problema non è nuovo, ma l’attuale mancata apertura dei concorsi per i docenti di italiano, unita alle difficoltà già emerse negli scorsi anni per altre discipline, lo rende particolarmente critico e urgente.

Un problema strutturale e non contingente

La discrepanza tra il numero di docenti formati e i posti disponibili non rappresenta un episodio isolato, ma è il risultato di una gestione del sistema di abilitazione e reclutamento da riformare. Se è vero che l’abilitazione non garantisce automaticamente un posto di lavoro, è altrettanto vero che la formazione dei docenti non può essere gestita senza una reale programmazione basata sulle necessità del sistema scolastico.

L’argomentazione del DFA, secondo cui la riduzione del numero di sezioni avrebbe reso superfluo il concorso per i docenti di italiano, appare poco convincente alla luce dei dati sulla evoluzione delle sezioni. L’analisi dimostra che la diminuzione delle sezioni è minima e non giustifica la mancata apertura di concorsi. Inoltre, le dichiarazioni contraddittorie tra DFA e DECS evidenziano un problema di coordinamento e trasparenza nella gestione del fabbisogno di insegnanti.

Le criticità del sistema di formazione dei docenti

Un altro punto centrale riguarda il modello stesso di formazione degli insegnanti. Il passaggio dalla formazione “en emploi” (che permetteva ai docenti di abilitarsi mentre lavoravano) al sistema attuale, basato su corsi a tempo pieno e stage di breve durata, ha generato una frattura tra formazione e assunzione. I docenti si trovano a investire tempo e risorse in un percorso professionalizzante senza alcuna certezza di sbocchi lavorativi.

Un ulteriore problema è rappresentato dalla “esternalizzazione” della formazione al DFA, che opera con logiche proprie, talvolta scollegate dalle reali necessità delle scuole. Se da un lato il DECS dovrebbe garantire un monitoraggio efficace, dall’altro il DFA, per ragioni economiche e organizzative, può avere interesse a formare un numero di docenti superiore alle richieste effettive. Questo scollamento tra ente formatore e datore di lavoro crea frustrazione e precarietà per gli insegnanti.

Conseguenze e necessità di un intervento

L’attuale situazione ha conseguenze gravi, in particolare:

- Precarietà professionale: molti docenti, pur avendo ottenuto l’abilitazione, si trovano senza lavoro o con incarichi part-time insufficienti a garantire un reddito dignitoso.

- Spreco di risorse: lo Stato investe nella formazione di insegnanti che poi non riescono a entrare nel sistema scolastico, con un evidente spreco di competenze e fondi pubblici.

- Rischio di perdita di professionalità: senza prospettive concrete, molti docenti formati potrebbero scegliere altre strade, privando la scuola di figure altamente qualificate.

Per una riforma del sistema di abilitazione

Per affrontare il problema è necessario un intervento strutturale che preveda:

- Un reale coordinamento tra DECS e DFA, per garantire che i corsi di abilitazione vengano attivati solo in base a un fabbisogno reale e documentato. Questo potrebbe avvenire attraverso una struttura di coordinamento permanente che coinvolga anche rappresentanti dei docenti e delle direzioni scolastiche.

- Un ritorno al modello “en emploi”, che permetta ai docenti di formarsi mentre già lavorano nella scuola, evitando così un eccesso di abilitati privi di sbocchi professionali.

- Un maggiore controllo pubblico sulla formazione, valutando la possibilità di riportare la gestione della formazione dei docenti sotto il controllo diretto del Cantone, riducendo la dipendenza da enti esterni che operano con logiche economiche diverse da quelle educative.

- Un monitoraggio trasparente e regolare, con dati pubblici aggiornati sul fabbisogno di insegnanti e sulle dinamiche delle iscrizioni nelle scuole, per evitare improvvisi squilibri tra formazione e assunzione.

- L’introduzione di meccanismi di tutela per gli abilitati, come l’obbligo di aprire concorsi quando vi sono docenti formati disponibili, o la possibilità di creare posti aggiuntivi attraverso un allentamento dei criteri di formazione delle classi.

Rispondere all’emergenza

In attesa di ripensare l’organizzazione del sistema, appare evidente che devono essere allestite delle misure per rispondere all’ampia area di precarietà creata non solo dalla mancata apertura dei concorsi per l’insegnamento dell’italiano, ma da tutti i tempi parziali (a volte con percentuali irrisorie) segnalati dagli abilitati, in molti ordini di scuola, nei loro diversi documenti.

Le misure che elenchiamo potrebbero essere messe in pratica già dal prossimo anno scolastico: migliorerebbero le condizioni di apprendimento e di insegnamento e aumenterebbero l’offerta di ore di insegnamento.

Pensiamo in particolare, e a titolo puramente esemplificativo, a:

- una revisione dei criteri relativi al numero massimo di allievi per classe nella composizione delle sezioni

- un potenziamento delle attività di recupero e sostegno agli allievi in difficoltà garantendo agli istituti una dotazione di ore speciale

- un potenziamento della dotazione oraria concessa ai singoli istituti

- un ripensamento dei tagli nella scuola approvati nel quadro del Preventivo 2025 (ricordiamo, a titolo di esempio, la rinuncia al potenziamento delle ore di classe nelle Sme; la riduzione del monte ore cantonale e di istituto nelle scuole professionali; la diminuzione delle ore del personale con statuto docente nel settore della formazione professionale; la modifica del regolamento sulle supplenze, ecc.).

Aprire un dibattito nella scuola e nella società

Riteniamo non si possa continuare a chiedere ai docenti di investire nella propria formazione senza serie prospettive lavorative. Il sistema va riformato in modo da garantire una reale corrispondenza tra formazione e occupazione, evitando di generare aspettative illusorie e precarietà. Serve un cambiamento deciso, non solo a parole ma con scelte concrete, per garantire un futuro stabile e dignitoso ai docenti e un sistema scolastico efficiente per gli studenti.

In questi giorni abbiamo a più riprese sentito espressa la volontà da parte della direzione del DECS di ascoltare e discutere le suggestioni provenienti dai diretti interessati e, più in generale, dal mondo della scuola.

Pensiamo quindi che il momento sia venuto per aprire un confronto su questo tema (e su altri) con il mondo della scuola, i docenti, i loro organismi e le loro associazioni.

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