Le nobili del continente puntano a un pallone sempre più elitario.
Dalla stagione 2021/22 scatterà la Conference League, "coppetta" di scorta a rimorchio di Champions ed EL
NYON - «Le coppe europee sono imprevedibili, le sorprese sono sempre possibili».
Vi piace questo adagio? Sappiate che non corrisponde a verità. E che la UEFA sta facendo di tutto per disegnare un calcio continentale dove le differenze tra grandi e piccole saranno sempre più marcate.
Invece che tentare di rendere più aperto - e quindi attraente - il “prodotto”, negli uffici di Nyon stanno velocemente piegandosi al volere e al potere della nobiltà del pallone d’Europa. In quest’ottica va intesa la creazione della Conference League, terza coppa che scatterà dalla stagione 2021/22.
«La nuova competizione renderà le coppe più inclusive che mai. Ci saranno più partite per più squadre, con più federazioni rappresentate nelle fasi a gironi», ha raccontato trionfante Aleksander Ceferin, presidente della UEFA, il giorno della presentazione del nuovo torneo.
In realtà il numero uno del calcio del Vecchio Continente si è dimenticato di aggiungere un poco edificante: «ma i posti sotto la luce dei riflettori rimarranno destinati (anzi saranno ancor più monopolizzati) ai rappresentanti delle grandi leghe». L’istituzione della Conference League farà infatti sì aumentare da 80 a 96 il numero di squadre impegnate in una competizione continentale (32 per ognuno dei tre tornei), ma garantirà tale aumento verso il “basso”. La Champions League con le sue qualificazioni non sarà praticamente intaccata. L’Europa League concederà invece posti soprattutto alle squadre più quotate, quelle meglio piazzate nei Paesi con il ranking migliore, mentre scaricherà nella sua versione “B” tutte le altre. All’interno di ogni torneo questa divisione garantirà certo maggior equilibrio; una sorta di ascensore sociale non sarà in ogni caso agevolato. Vedere una grande battersi con una piccolissima in rampa di lancio sarà insomma molto, molto, difficile. E, vista la fumosità dei dirigenti di Nyon sulla questione, ai club minori non saranno garantiti neppure premi ricchissimi, vien da pensare. Tranne la vincente della Conference League - che si qualificherà di diritto per l’Europa League dell’anno successivo - le altre avranno quindi pochi vantaggi. I nobili continueranno a spartirsi le fette di torta più grandi con altri nobili. I poveri continueranno a battersi per le briciole con altri poveri. E questo per almeno un triennio.
Negli ultimi dieci anni la Champions League è stata vinta da rappresentanti di tre soli Paesi, come d’altronde l’Europa League. E tra questi una sola squadra (il Porto nell’EL 2010/11) non giocava in una delle cinque grandi leghe. È stato un caso. Alla UEFA sembra stiano lavorando per renderlo sempre più isolato.