Dal 2016 al 2022: dopo sei anni il Lugano è tornato in finale di Coppa. Orlando Urbano al Letzigrund c’era.
«Ho sentito capitan Sabbatini e Bottani, due amici che già c’erano. Gli auguro un successo con tutto il cuore per chiudere il cerchio. Zeman e Croci-Torti? Personalità quasi all'opposto».
LUGANO - Inutile negarlo o girarci attorno. Il campionato va avanti e mancano ancora quattro giornate, ma in rosso, sul calendario, è ormai una sola la data cerchiata dal popolo bianconero. Stiamo parlando del 15 maggio, giorno in cui il Lugano tornerà all'assalto della Coppa Svizzera, dopo averla accarezzata già sei anni or sono. In quella strana e sfortunata partita, al Letzigrund contro uno Zurigo ferito, già retrocesso e in parte contestato, il gruppo di Zdenek Zeman venne castigato dal gol vittoria di Sarr e dai propri errori.
«Il ricordo di quella domenica resta indelebile, quando ci ripenso provo un mix di emozioni», interviene il 37enne Orlando Urbano, ex pilastro della retroguardia bianconera, che quella sfida la giocò dal primo all’ultimo minuto. «Da quasi un quarto di secolo il Lugano non tornava in finale, era stata una partita storica per il club e per la Città. Per tutti noi resta motivo di grande orgoglio, anche se è finita con dei rimpianti. Solo pochi giorni prima ci eravamo salvati e, sulle ali dell'entusiasmo, eravamo nella situazione ideale per centrare un’altra impresa. Il fato ha voluto altrimenti, la partita si è decisa su alcuni errori».
Certe occasioni non capitano spesso. Il Lugano questa volta non ha però dovuto aspettare altri 23 anni e, a sei di distanza, si è guadagnato un’altra chance per tornare a sollevare il trofeo.
«Vero… (ride, ndr). Fa onore a questo splendido gruppo. Ho già sentito capitan Sabbatini e Mattia Bottani, due amici che nel 2016 già c’erano e che sono ancora in squadra. Gli ho già augurato di prendersi la rivincita, portare a casa quello che ci era sfuggito. Sportivamente spero che si possano vendicare e possano farlo anche per noi che non ci siamo più. Lo auguro con tutto il cuore soprattutto a Mattia, che dopo quella finale aveva sofferto molto per il rigore sbagliato. Adesso meritano questa gioia».
Nel 2016 al timone c’era il boemo Zdenek Zeman - tornato quest’estate proprio alla guida del suo amato Foggia -, ora il ticinese Mattia Croci-Torti. Due mister che, soprattutto a livello di comunicazione, sono molto diversi tra loro.
«Stiamo parlando di due personalità quasi all'opposto. Nell’approccio al match ci possono essere vantaggi e svantaggi, ma un allenatore - da solo - non può determinare un incontro come questo. Alla fine conta il gruppo. Il nostro, e lo dico con tutta l’umiltà del caso, non era qualitativamente fortissimo. Però eravamo molto affamati. Adesso hanno più qualità e, proprio per questo, voglio vedere un Lugano col coltello tra i denti. Con la nostra stessa fame, possono farcela anche contro questo lanciato San Gallo».
Croci-Torti ha caricato tanto l’ambiente. Da settimane, già prima della semifinale, l'argomento Coppa era sulla bocca di tutti.
«Sì, fa bene a riscaldare l’ambiente. Il popolo bianconero saprà rispondere presente. Noi, all’epoca, eravamo trascinati proprio dai tifosi. Ricordo con grande affetto i tanti fan che ci avevano accompagnato fino all’evento e i quasi 10’000 del Letzigrund. Ora, io stesso sarò il primo supporter del Lugano. Farò il tifo per Croci -Torti e per questi colori che porto nel cuore. E non escludo di essere a Berna per la partita. Con un “invito” della società? Se mi vogliono, io ci sono…».
Ultime battute sul presente di Orlando Urbano. Appese le scarpe al chiodo, l’ex difensore è rimasto nel mondo del calcio e ora attende una nuova sfida dopo la parentesi a Novara.
«Del Novara sono stato ds per un anno e mezzo (dal dicembre 2019, ndr), poi le nostre strade si sono separate. È stata un’esperienza formativa a livello professionale, ma la società non ha potuto dare continuità al progetto, tant’è vero che non si sono iscritti al successivo campionato di Serie C. Da lì mi sono rimesso in gioco in ambito sportivo. Ora aiuto i club che mi chiedono un supporto tecnico e, in Svizzera, svolgo il ruolo di Player Relation Manager per il Ticino. Nel concreto siamo un sindacato a tutela dei giocatori. Chi ha bisogno di un supporto, si rivolge a noi. Nel frattempo giro i campi, studio calcio a livello nazionale e internazionale, sempre pronto per una nuova sfida», conclude l’ex bianconero.