Inter, la coppa non basta
Arno Rossini: «Uno psicologo all’Inter? Possiamo magari mandare Giona Morinini alla Pinetina. Un aiuto potrebbe darlo».
MILANO - La semifinale di Champions League a un passo ma, contemporaneamente, undici sconfitte in campionato. La gloria europea a portata di mano ma, contemporaneamente, il terrore di finire fuori dalle prime quattro della classifica in Italia. L’Inter targata 2022/23 è tutto e il contrario di tutto. Partita per vincere lo Scudetto sfuggitole lo scorso anno e per fare una bella figura in Europa, “rischia” di vincere nel continente e affondare in casa. Non sorprende dunque se, in questi che dovrebbero essere giorni di entusiasmo, ascoltando discorsi nerazzurri si sentono parole come “inaccettabile”, “fallimento” o “esonero”.
«Effettivamente quello che sta succedendo a Milano è difficile da giustificare - è intervenuto Arno Rossini - e persino difficile da capire. Sembra ci siano due Inter diverse impegnate nelle competizioni. Scusate ma, a parer mio, questo ha un unico colpevole».
Simone Inzaghi.
«Esatto. Se lo stesso gruppo ha un rendimento tanto altalenante, è tanto incostante, è perché l'allenatore non è riuscito a tenere tutti sempre sulla corda. Sul pezzo».
Il mister ha una vocazione internazionale?
«Credo piuttosto che, tenuto conto del palcoscenico e del blasone degli avversari, le partite di coppa siano più facili da preparare. Ai giocatori non devi insegnare né indicare nulla. In campionato invece, quando magari giochi contro le piccole, tutto è diverso. In quel caso è fondamentale la spinta del mister. Lavorare sulla testa dei calciatori è un aspetto centrale del nostro mestiere».
All'Inter d'Italia servirebbe uno psicologo?
«Possiamo magari mandare Giona Morinini alla Pinetina. Un aiuto potrebbe darlo».
Con il Benfica è quasi fatta. In Serie A il quarto posto non è certo. Inzaghi, tenuto conto di ciò, va promosso o bocciato?
«La coppa ha un valore enorme. Credo in ogni caso che una società come quella nerazzurra vada giudicata per quello che combina nella sua Lega».
Il tecnico andrebbe quindi esonerato?
«A questo punto non ha più senso. Ora è giusto che il club faccia quadrato intorno a lui, che lo sostenga e lo aiuti affinché arrivino i risultati migliori possibili. Forse giusto con un eliminazione potrebbe rischiare, ma non credo accadrà».
Andare fino in fondo in Europa è dunque, per l'allenatore, l'unico modo per conservare il posto?
«Anche in questo caso il discorso da fare è complesso. La gestione di Simone non è stata soddisfacente e i risultati sono la prova della fatica che ha fatto. Riuscisse a regalare il trofeo più importante riservato ai club cambierebbe qualcosa? No, secondo me».
Comunque si concluda la stagione, il destino di Inzaghi è dunque segnato?
«Lo abbiamo già detto più volte in passato: nel calcio la riconoscenza non esiste e non deve esistere. Confermarlo solo perché ha vinto la coppa non renderebbe il mister più credibile o più saldo sulla panchina. La prossima annata, alla prima difficoltà sarebbe infatti immediatamente messo in discussione. Marotta è molto esperto; di sicuro non vorrà rischiare di mettere in pericolo il futuro della società. Alla fine della corsa quindi, magari dopo una settimana di festa o di vacanza, dirigenti e allenatore potrebbero trovarsi, stringersi la mano e lasciarsi da buoni amici».
E poi il club potrebbe mettersi alla ricerca di un nuovo tecnico.
«Secondo me una selezione è già cominciata. Non mi sorprenderei se il 1. luglio prossimo, ovvero il primo giorno della nuova stagione, la società annunciasse già il nome di chi guiderà la squadra».