Parola al d.g. dell'Ambrì Nicola Mona: «Le gare senza tifosi generano soltanto costi per le varie società»
Il coronavirus ha stravolto il programma di playoff e playout
ITTIGEN - Il coronavirus ha dunque fermato (provvisoriamente) il campionato di hockey. "Così non possiamo giocare", è il pensiero condiviso da tutti i club presenti all'Assemblea di oggi a Ittigen. Lo sport è condivisione e il pubblico è una fetta importante a cui non si può rinunciare. L'ultimo fine settimana di gare lo ha dimostrato: nelle varie piste si respirava un'aria surreale.
«Ci aspettavamo questa decisione - le parole del direttore generale dell'Ambrì Nicola Mona - L'ultimo weekend ci ha fatto aprire gli occhi: così non vogliamo giocare. La scelta è dunque andata di pari passo con la volontà di tutti, proporre delle partite a porte chiuse non ha alcun senso. Era, dunque, abbastanza prevedibile che si andasse verso questa soluzione».
L'hockey è uno sport che vive di emozioni. E togliere il pubblico... «Esattamente. Vi dirò di più: tutti i club di National e Swiss League hanno affermato che a porte chiuse non vogliono giocare. Le gare senza pubblico generano soltanto costi per le varie società. La seconda ragione, ma non certo meno importante, è che con le piste vuote non ci sono emozioni».
Nel caso il Consiglio Federale decidesse di prolungare il divieto oltre il 15 marzo, il campionato verrebbe di conseguenza annullato? «È troppo presto affermare ciò. Ci sono delle valutazioni più profonde da fare. Per citarvi un esempio in Swiss League c'è un Kloten che ha investito parecchi soldi per ambire alla National League. Idem per altre squadre della massime serie, le quali vogliono far vedere quanto valgono nei playoff... Vedremo quel che accadrà».