Il Canton Berna, per correre ai ripari, ha optato per una nuova riduzione a 1'000 spettatori. Il commento di Nicola Mona
AMBRÌ - Con l'aumento dei contagi e il campionato finito suo malgrado tra le grinfie della pandemia - già diversi i rinvii con due squadre in quarantena (Friborgo e Lugano) -, il Canton Berna per primo ha fatto la sua mossa cercando di correre ai ripari. Con un repentino giro di vite nella speranza di contrastare il virus, il Cantone della Capitale ha deciso di ristabilire il tetto massimo delle mille persone nelle piste e negli stadi.
Meno pubblico e meno entrate generate dal settore gastronomico, insomma ulteriori perdite per i club che hanno sostenuto anche costi importanti - chi più e chi meno - per gli investimenti nelle misure di protezione e per installare i seggiolini negli spalti.
La situazione, che al momento non tocca direttamente le ticinesi - nel nostro Cantone resta il limite dei 2/3 dei posti a sedere -, preoccupa comunque anche il dg biancoblù Nicola Mona. «Si tratta di uno scenario che sapevamo potesse verificarsi e che in fondo temevamo, con i Cantoni che hanno la possibilità di muoversi anche in maniera "scoordinata" - spiega Mona ai microfoni di "Radio Ticino" - Adesso i club bernesi giocheranno davanti a mille persone almeno sino alla pausa di novembre, poi si deciderà il da farsi. Di fatto si crea una sorta di concorrenza sleale, con squadre che possono giocare davanti a 5'000-6'000 persone e altre che giocano davanti a mille. È una situazione che va discussa, studiata e valutata a livello di Lega».
Insomma vanno fatto valutazioni importanti, ma non bisogna prendersela con le autorità cantonali.
«Sono sempre state molto corrette e trasparenti - sottolinea il direttore generale biancoblù - Il piano di protezioni sta in piedi finché la situazione epidemiologica lo permette. Se un cantone registra un aumento sproporzionato dei contagi, è chiaro che ogni concetto va rivisto. Qualora il contact tracing fosse oberato, il tutto penderebbe un'altra piega. In Ticino c'è stato un aumento dei casi, ma al momento la situazione pare sia sotto controllo e gestibile».
Giocare davanti a 1'000 spettatori è sempre meglio di un nuovo stop (magari definitivo), che avrebbe conseguenze gravissime.
«Noi, anche a livello di CdA, ne abbiamo già discusso più volte. Dobbiamo giocare anche con 1'000 persone perché abbiamo obblighi contrattuali sia con gli sponsor che con gli stessi tifosi. In quel caso la difficoltà starebbe poi nel scegliere in maniera equa chi può venire alla pista».
Un'eventuale riduzione darebbe un'altra pesante mazzata alle finanze dei club.
«Sicuramente, le perdite sarebbero ancora peggiori di quanto già previsto. Ad oggi andare alle piste o negli stadi è paradossalmente più sicuro che viaggiare sui mezzi pubblici. Abbiamo dei piani di protezioni rigidi e sicuri, con la possibilità di tracciare tutti i contatti con precisione. Inoltre sin qui abbiamo potuto constatare che la gente si comporta bene ed è coscienziosa».