Il Lugano di Gianinazzi sfida i Dragoni: «Ogni serie parte da 50-50, anche se la realtà ci dice cose un po' diverse».
«Dopo la sfida col Bienne eravamo felici ma anche inca*****. Ora però fa parte del passato. Si azzera tutto e il focus è solo sul Friborgo».
FRIBORGO - Strappato col brivido (e che brivido…) l’ultimo pass per i pre-playoff, per il Lugano di Gianinazzi è già giorno di vigilia. Domani, alle 20.00, scatterà dalla BCF Arena la postseason dei bianconeri, che per domare i Dragoni di Dubé dovranno scendere dalle montagne russe e trovare innanzitutto maggior costanza (pure nei 60’), aspetti chiave in una mini-serie che non concede margini d’errore.
«Lo sappiamo e sappiamo pure che non ci sarà tempo di recupero tra un match e l’altro - interviene il tecnico ticinese - I pre-playoff, se mi concedete il termine, sono una formula “meno onesta”, nel senso che va tutto più veloce rispetto a un classico best-of-seven. Bastano due vittorie e magari non va sempre avanti la migliore, ma chi sfrutta meglio ogni situazione. È una serie corta e vanno gestiti tutti gli episodi. Bisogna essere bravi a portarli dalla propria parte. Non è retorica: mai come in questo caso va presa una partita alla volta».
E in una serie come questa, come sottolinea l’head coach, si riparte da zero.
«È così. Possiamo prendere e buttare nel cestino le statistiche individuali e di squadra raccolte sin qui. È anche il bello della postseason. Prendiamo ad esempio gli special team. Sicuramente non siamo soddisfatti del rendimento avuto durante la stagione, ma adesso si apre un altro capitolo. Se domani saranno ottimo, conterà solo quello»
Torniamo un attimo sull’incredibile finale della partita col Bienne (da 5-1 a 5-6 dr). Come hai dormito sabato notte?
«Poco e male… (ride ndr). Ho fatto un po’ fatica ad addormentarmi e mio figlio mi ha svegliato presto alla mattina. Non un ottimo mix. C’è stata paura? In realtà no, non è qualcosa che ho percepito. Ero più inca*****. Eravamo felici di essere nei primi dieci, ma anche arrabbiati per come è andata la partita. Ora però fa parte del passato. Ci sono stati 50’ esaltanti, e un finale negativo. Abbiamo imparato qualcosa ed è sempre importante. Ora si azzera tutto e il focus è solo sul Friborgo».
Quei minuti finali vi faranno bene - perché avete capito cosa non bisogna fare - o male perché lasciano delle scorie?
«Non esistono più. Non fanno né bene né male. Sono cancellati. Non hanno più impatto sul nostro futuro. Potevano averne ma per fortuna non è stato così. Ora guardiamo al Friborgo e dobbiamo essere concentrati solo su quello. All’inizio una serie parte sempre da 50-50, ma la realtà ci dice che sono arrivati settimi e noi decimi, che loro giocheranno la prima in casa e sono in salute. Hanno tutti a disposizione e noi no. In stagione hanno anche vinto tutti e 4 gli scontri diretti. È chiaro che sono favoriti, ma questo ci dà ancora più motivazione per sovvertire il pronostico».
Se è vero che il passato ora non conta, lo è anche che la regular season dice tanto sulle forze in gioco, sui pregi e le peculiarità di ogni squadra. Analizzerete come far male al Friborgo?
«È chiaro che c'è uno scouting molto accurato dell'avversario. Poi ogni allenatore si deve fare una domanda: vuoi adattarti tu a loro o che loro si adattino a te? Non dirò adesso il nostro piano… ma la luce dev’essere su noi stessi. Su quello che vogliamo fare e come giocare. Con la speranza che siano loro a doversi adattare. Poi però non è “solo” una partita a scacchi: quando vai sul ghiaccio devi giocare. Tecnica, tattica e mentale. Anche la testa fa tanto e bisogna essere pronti ad andare in battaglia».