Dopo quasi 30 anni Eberle ha perso lo scettro di bomber più prolifico della Nazionale, ora il primo è Ambühl: «È un esempio per tutti».
L'ex attaccante ha anche parlato della Svizzera ai Mondiali, che sfiderà la Germania nei quarti di finale: «I tedeschi sono tosti, dei grandi lottatori e bisognerà stare attenti, ma visto il gioco espresso finora dai rossocrociati sono fiducioso».
RIGA - Jörg Eberle e Andres Ambühl: due campioni che, in epoche diverse, hanno fatto sognare i tifosi sia nei rispettivi club sia con la selezione elvetica. Nella sua carriera il 61enne ha conquistato sette titoli svizzeri – due con il Davos (1984, 1985), quattro con il Lugano (1986, 1987, 1988 e 1990) e uno con lo Zugo (1998) – totalizzando fra regular season e playoff 620 punti in 728 partite nella massima serie. In 12 anni di Nazionale ha invece collezionato la bellezza di 142 punti. Dal canto suo l'attuale attaccante del Davos ha vinto sei campionati – cinque con i grigionesi (2002, 2005, 2007, 2009 e 2015) e uno con lo Zurigo nel 2012 (1'203 gare, 694 punti) – ed è recentemente entrato nell'Olimpo, poiché ha superato il record di punti del suo predecessore messi a referto con i rossocrociati (145).
Un primato resistito per quasi trent'anni... «Alla fine sono soltanto numeri, anche se fa piacere essere stato in vetta a questa speciale classifica per così tanto tempo», è intervenuto proprio Eberle. «Chiaramente è difficile fare dei paragoni con la mia epoca anche perché era quasi un altro sport, ma sono dell'idea che sono stato superato dalla persona giusta. Non capita spesso di vedere per vent'anni un giocatore ai massimi livelli come Ambühl. È incredibile e ciò che trovo impressionante è la sua voglia costante di migliorarsi, così come la sua attitudine nonché la gioia che manifesta ogni volta che scende sul ghiaccio. Trasmette tutte queste emozioni con ogni fibra del suo corpo e non è per niente evidente per un 39enne. È un esempio per tutti. La coincidenza è che quando ho smesso di giocare nel 1999 e sono diventato direttore sportivo del Davos, c'era il giovanissimo talento Ambühl che muoveva i suoi primi passi fra i grandi. Il tempo trascorre davvero in fretta, ma è anche questo il bello dello sport».
Dopo aver smesso in qualità di giocatore, Eberle ha svolto la carica di ds per diversi anni, dopodiché dal 2013 al 2020 ha lavorato per la Federazione. «Negli ultimi decenni questo sport è incredibilmente evoluto alle nostre latitudini, abbiamo fatto passi da gigante. Personalmente ho potuto vivere moltissime emozioni in 40 anni di hockey e ho avuto la fortuna di svolgere diverse mansioni in questo ambito, sia a livello di club ma anche per la Federazione, dove ho iniziato a vedere questo sport anche da un'altra angolazione. Attualmente sono tornato alle origini, visto che collaboro con il settore giovanile dell'Ambrì e devo ammettere che adoro lavorare con i ragazzi. È gratificante trasmettere loro tutta l'esperienza accumulata nel corso degli anni».
E ai Mondiali di Riga la comitiva rossocrociata ha centrato l'exploit piazzandosi al primo posto nel Gruppo B. Ora nei quarti di finale ci sarà la Germania. «La Nazionale si è finora resa protagonista di prestazioni di altissimo livello, ma le partite che contano arrivano adesso. Le sfide secche sono sempre delicate e particolari, dove tutto può succedere. Sono però dell'idea che per come si è espressa nei sette incontri della fase a gironi, la Svizzera abbia dimostrato di essere una delle formazioni favorite alla vittoria finale e se dovesse finalmente succedere sarebbe fantastico. I tedeschi sono tosti e dei grandi lottatori, ma speriamo che i nostri continuino in questa direzione anche contro di loro. Sono fiducioso ma bisognerà stare comunque molto attenti, è sempre un derby e al giorno d'oggi sono i piccoli dettagli a fare la differenza. Vedremo cosa succederà...».