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PAROLA AL TIFOSO«Avrei voluto Cereda, mi tengo stretto Gianinazzi»

05.01.24 - 10:51
Roberto Meni: «Non ci fosse il Lugano per me sarebbe un problema»
Foto tifoso
«Avrei voluto Cereda, mi tengo stretto Gianinazzi»
Roberto Meni: «Non ci fosse il Lugano per me sarebbe un problema»
«Il Lugano ha imparato dagli errori fatti in passato ed è migliorato. Vedo una mentalità nuova».
Hockey - LNA07.01.2024

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LUGANO - Giocatori, allenatore e dirigenti contano tantissimo, ma la vera ricchezza di un club sono i tifosi. Come Roberto Meni, da sempre innamorato del Lugano.

«Quella tra me e l'HCL è una storia d'amore - ci ha raccontato proprio Roberto, 40enne responsabile dei consulenti della vendita de la Mobiliare per tutto il Sottoceneri - Un amore nato da… sempre, per “colpa” di mio padre, grandissimo tifoso biancogiallonero. In passato, poi, la squadra veniva presentata all’allora ristorante Elvezia di Astano, che era della mia famiglia; avevo insomma sempre i giocatori a portata di mano, la squadra lì vicino… È stato naturale innamorarmi. Il Lugano era la mia famiglia allargata. E lo è ancora. Adesso è passione. Quella che mi spinge a ritrovarmi puntualmente con gli amici per le serate delle partite. Serate che cominciano con la cena alla Casetta gialla e si chiudono molto tardi. C’è tutto un rituale nel quale si mischiano divertimento e piacere di seguire la squadra. Diciamo che se non ci fosse l'hockey, per me sarebbe un problema: da aprile ad agosto ne sento la mancanza».

Qual è la cosa più pazza che hai fatto o saresti disposto a fare per il Lugano?
«Già essere presidente del Fans Club Malcantonese dell’HCL da una quindicina d’anni non è poco. L’organizzazione delle trasferte, degli eventi, stare vicino al club… è uno sforzo. Per quanto riguarda la pazzia, una volta abbiamo fatto un viaggio in Finlandia per una partita di Champions Hockey League. Ricordo che in quell’occasione la squadra fece una parte di tragitto con l’aereo e una, quella finale fino a Tampere, in pullman. Noi tifosi invece, oltre al volo principale ne prendemmo un altro per raggiungere la città. Un po’ da vip, meglio dei giocatori insomma, che ovviamente prendemmo parecchio in giro. All’epoca il capitano era Alessandro Chiesa, ci facemmo due risate».

C'è un giocatore che ruberesti - o se del passato avresti rubato - ai cugini?
«In passato avrei detto Luca Cereda. Non come giocatore ma come allenatore. Oggi invece sono contentissimo del mio di coach. Per quanto riguarda i giocatori, non andrei a toccarne altri. Mi basterebbe che tutti i nostri fossero disponibili. Gli stranieri soprattutto. Daniel Carr, per esempio, ci manca come il pane».

Come valuti il momento attuale?
«Questa è una stagione che ci ha ridato entusiasmo. Il “Giana” ha fatto un gran lavoro, ha portato una bella mentalità dentro e attorno alla squadra. Ci battiamo, giochiamo al massimo tutte le partite, ogni sera abbiamo la possibilità di vincere… come tifoso mi ritengo soddisfatto. Era da anni, poi, che a dicembre-gennaio non avevamo una classifica come quella attuale».

Cosa pensi della società?
«Credo abbia imparato dagli errori fatti in passato e sia migliorata. Vedo infatti tante belle cose che stanno cambiando in positivo. Vedo una mentalità nuova, anche a livello sportivo. Ora, come tifosi, ci aspettiamo il miglioramento della pista, una pista un po’ datata. Certo, pure gli appassionati dovrebbero fare la loro parte: la Cornèr Arena non è sempre pienissima e di questo il club ne soffre».

Cosa pensi dell’allenatore?
«Portando Gianinazzi in panchina si è fatto un piccolo azzardo all’inizio, perché molto giovane e senza esperienza in National League. Lui ha però subito dimostrato di avere le idee molto chiare e di avere la personalità giusta. Poi è del posto, conosce molto bene Lugano e il Lugano. Me lo tengo stretto».

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Ultimo aggiornamento: 22.12.2024 19:01
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