Un titolo, due pretendenti. Il gong è pronto a suonare
L’italiano non molla mai. Lo spagnolo è in ascesa.
SEPANG - Ogni giorno è un giorno nuovo, nel quale quello che hai fatto nei precedenti non vale più. È una legge della vita ma lo è, molto più esasperata, nello sport, perlomeno in quello dei tempi moderni, dove l’unica cosa che conta davvero è la vittoria.
Il Jorge Martin di oggi è come uno di quei pugili che prendono l’iniziativa, ti schiacciano nell’angolo e cominciano a martoriarti il corpo e il volto con ogni tipo di colpo. Un Joe Frazier della moto, agilissimo e che prova a sorprenderti con una mossa improvvisa. Era partito bene ma non benissimo, in questa stagione, il pilota della Pramac, ma gara dopo gara ha acquisito sempre più fiducia in sé e nella moto, alzando notevolmente il livello nella seconda parte di campionato. E adesso che si comincia a vedere il traguardo finale, inizia a credere che la grande impresa sia davvero alla portata. Solo che, di fronte, si trova uno che non solo è il campione in carica – e quindi un po’ favorito di default lo è proprio per quel numero uno sulla carena –, ma anche uno che ogni volta che lo pronostichi in difficoltà e sul punto di venire sconfitto, ti piazza lì un gancio che riapre completamente i giochi.
Un po’ come il Jack La Motta che, pur battuto alla fine di un incontro massacrante si avvicinò a Sugar Robinson per sussurrargli “neanche stavolta mi hai buttato giù”, Francesco Bagnaia sta confermando le sue grandi doti di incassatore, uno che anche nei momenti più complicati già studia come reagire. Per fisionomia, Martin assomiglierebbe certamente di più al “Toro” La Motta, in realtà Pecco è uno che non sa cosa significhi la parola mollare, che a ogni inciampo si rialza pronto a picchiare ancora più forte.
Era dato ancora una volta per battuto, dopo il sabato della Thailandia, come era già accaduto in India, poi in Indonesia e ancora in Australia. Lui ha fatto spallucce, si è scrollato un po’ di polvere inesistente dalle spalle e ha fatto capire perché, a tre gare dalla fine, è ancora il suo il nome in cima alla classifica generale. Ora che sono rimasti solo in due (Marco Bezzecchi, stoico a sua volta nel non piegarsi dopo il ko della clavicola, è ancora in gioco solo da un punto di vista aritmetico), la tensione è destinata ad alzarsi ulteriormente in una lotta fratricida tra le stelle più belle del firmamento Ducati. Quella del team interno e quella della Pramac, in una sfida dove di volta in volta saranno la velocità, la staccata, la gestione delle gomme, il sorpasso inventato, a fare la differenza.
È una MotoGP dal livello altissimo, quella di oggi – e dopo l’addio di Valentino Rossi era solo questione di tempo perché accadesse –, così che, dopo tre settimane consecutive di gare, non vediamo l’ora che arrivi già Sepang, e poi Losail, e infine Valencia per capire come finirà.
Fuori i secondi, tra Bagnaia “il Toro” e Smokin’ Martin sarà una sfida al cardiopalma.