È questa la posizione di alcuni esperti, che trovano l'attuale contesto imparagonabile a quello dello scorso anno.
Secondo Josef Widler, presidente dell’Associazione dei medici di Zurigo, «chi non si vaccina sceglie il rischio, chi invece lo fa non deve più sottostare a restrizioni».
BERNA - Contagi, ospedalizzazioni e decessi in calo vertiginoso nel nostro Paese. E l’ottimismo è ormai la sensazione preponderante. C’è però anche chi, esperti compresi, prevede già una quarta ondata all’orizzonte, ricordando quanto vissuto lo scorso autunno dopo un’estate di tranquillità quasi assoluta. Josef Widler, presidente dell’Associazione dei medici di Zurigo, mette però in guardia contro questo eccessivo allarmismo.
No panic - «Nonostante le mutazioni del virus, non c’è alcun bisogno di farsi prendere dal panico», afferma Widler, spiegando che la situazione attuale è completamente diversa da quella precedente alla seconda ondata, quando molti avevano partecipato a grandi eventi e nessuno era vaccinato. La variante Delta è più contagiosa, riconosce il medico, ma «concentrarsi solo sul numero crescente di casi in Gran Bretagna o Portogallo oscura l'aspetto più importante: i tassi di mortalità e le infezioni gravi, che in Svizzera sono ora ai minimi». «L’età mediana dei decessi per Coronavirus nel nostro Paese è di 85 anni, praticamente la stessa dell’aspettativa di vita», aggiunge.
Liberi tutti i vaccinati - Per Widler, finché non si concretizza la minaccia di sovraccaricare il sistema sanitario, «e non lo si prevede neanche con la variante Delta», nuove restrizioni non sono giustificate. «Tra un mese, quando tutti avranno avuto la possibilità di vaccinarsi, dobbiamo invertire il meccanismo. Chi non si vaccina sceglie il rischio, chi invece lo fa non deve più sottostare a limitazioni».
Rischio minimo - Anche secondo Jürg Utzinger, direttore dello Swiss Tropical and Public Health Institute, «la situazione di partenza attuale è molto migliore rispetto a quella in cui eravamo prima della seconda ondata». Questo grazie ai test, al rispetto delle norme igieniche, e, soprattutto, all’avanzamento della campagna vaccinale. «Le ulteriori fasi di apertura comportano un rischio residuo, ma non bisogna sopravvalutarlo», afferma l’epidemiologo, evidenziando come gli studi abbiano dimostrato che i due vaccini utilizzati in Svizzera, Pfizer e Moderna, forniscano una buona protezione contro la variante Delta.