L'equipaggio di bordo della Chair Airlines lavora per meno di 2500 franchi al mese.
Una dipendente muove gravi accuse alla compagnia aerea svizzera, riferendo di un clima di paura e di una politica del lavoro a dir poco scorretta
ZURIGO - Per la nuova compagnia aerea svizzera Chair Airlines, la pandemia è arrivata nel momento meno opportuno. Dopo il fallimento della compagnia aerea berlinese "Germania", nel 2019, la Germania Flug AG è passata nelle mani dell'imprenditrice svizzera e capo di Air Prishtina, Leyla Ibrahimi-Salahi. Gli aerei sono stati ridipinti e su di essi è comparso lo stemma rossocrociato. Non appena in aria, però, i jet sono stati messi a terra a causa del Covid e per i dipendenti è stato deciso il lavoro ridotto.
A distanza di mesi, gli stessi lavoratori descrivono l'anno della pandemia come un «incubo senza fine». Le pessime condizioni di lavoro - riferisce il Blick - non sono mai state un segreto nel settore. Già alla fine dell'estate dello scorso anno era emerso come il personale di cabina fosse stato spinto a nuovi contratti di lavoro, con condizioni significativamente peggiori, sotto minaccia di licenziamento.
Il CEO Shpend Ibrahimi ha descritto questi cambiamenti come «inevitabili», visto il momento. Da gennaio il salario base di un assistente di volo è inferiore a 2500 franchi.
Cultura della paura e dello spionaggio - Andrea L.*, che ha già lavorato per Germania, vive in prima persona il dramma. Lavora ancora per la Chair Airlines come hostess di bordo. Intervistata, racconta di una cultura del lavoro caratterizzata dalla «paura e dal terrore». «Agli assistenti di volo più anziani è stato chiesto di scrivere un rapporto su ogni volo e di annotare esplicitamente cosa è andato storto con i dipendenti», afferma.
L'istruzione è arrivata personalmente dal capo dell'equipaggio di cabina, che è stato promosso durante la pandemia. «Ha creato un clima di paura che influenza sempre di più il nostro lavoro», racconta la donna. Gli ex colleghi si spiano a vicenda per mettersi in buona luce con l'assistente di volo più anziano. «Tutti spiano tutti: sembra la Stasi», prosegue L.
Il CEO Shpend Ibrahimi smentisce queste affermazioni: «Le accuse riguardanti le condizioni di lavoro sono completamente false», afferma. «Se la situazione fosse davvero così, non saremmo in grado di sopravvivere sul mercato». Ibrahimi difende il capo dell'equipaggio di cabina: «Fa un lavoro eccellente».
«Se stai male, voli lo stesso» - Con il Covid, il carico di lavoro è aumentato enormemente, aggiunge L. «Abbiamo dovuto sostenere voli extra. Allo stesso tempo si tagliava su tutto. Al punto che abbiamo dovuto pulire noi stesse gli aerei dopo ogni atterraggio. Ma a bordo non abbiamo nemmeno gli utensili per la pulizia».
Le assenze per malattia, poi, non sembrano essere più tollerate: «Siamo state istruite a voce, ma quanto ci è stato detto è chiaro: anche se sei malato, volerai comunque. Altrimenti avrai dei problemi».
Ibrahimi conferma che alcuni membri dell'equipaggio abbiano dovuto occuparsi delle pulizie: «Ma solo in situazioni in cui abbiamo avuto bisogno, per motivi puramente operativi, di essere di nuovo in volo poco dopo l'atterraggio». Volare malati? Il CEO smentisce: «Se uno dei nostri membri dell'equipaggio di cabina è malato, di certo non deve aver paura di mettersi in malattia».
Dipendenti licenziati o sostituiti - Pochi giorni fa, intanto, c'è stata una sorta di "ristrutturazoine" nella sede di Opfikon (ZH). Una manciata di assistenti di volo ha perso il lavoro. «Sono stati toccati i dipendenti rimasti in servizio senza sosta durante la pandemia», spiega ancora la dipendente. «Ora vengono sostituiti, in alcuni casi da lavoratori provenienti dall'estero».
Ibrahimi ha confermato tre licenziamenti a luglio. A tal fine, nel mese di giugno sono stati assunti nove nuovi dipendenti. «La pandemia ha colpito duramente il settore aereo. Sfortunatamente, i licenziamenti non potevano essere evitati. Ci dispiace» sostiene.
* Nome fittizio.