I sostenitori dell'iniziativa trovano l'affissione razzista e di cattivo gusto.
Per i contrari invece l'affissione non ha nulla di razzista. Dello stesso parere anche la direttrice della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo.
ZURIGO - «Schiave», scritto a caratteri cubitali. Con un poster che ritrae le pance di tre donne incinte vestite con abiti tradizionali, gli oppositori al "Matrimonio per tutti" intendono convincere la popolazione a votare "no".
In questo caso la critica è rivolta alla maternità surrogata, oggi vietata in Svizzera. Nel manifesto le tre donne, presumibilmente di origine asiatica o africana, rappresenterebbero le genitrici alle quali si chiede di cedere la propria prole.
Il cartellone ha ovviamente suscitato reazioni contrastanti. In molti lo hanno definito senza mezzi termini «razzista e completamente inutile». «Sono scioccato che si possa appendere qualcosa del genere», scrive a 20 Minuten un lettore indignato.
Anche LOS (Organizzazione lesbiche svizzere) non si esime dall'esprimere un parere: «È sbagliato, razzista, e ignora l'argomento». Con il "Matrimonio per tutti" non votiamo a favore della maternità surrogata, ma a favore dell'uguaglianza per le coppie omosessuali ed eterosessuali».
Vari utenti sui social di Twitter sono confusi. «Non capisco per niente il manifesto. Qualcuno può spiegarmi il senso?», scrive uno di questi.
L'affissione è nota al Comitato contrario al matrimonio per tutti, ma non sarebbe opera loro: «L'idea e la realizzazione sono venute da "colleghi" francofoni», spiega Anian Liebrand, coordinatore del comitato per il “No al matrimonio per tutti”.
Accuse respinte - L'ex consigliere nazionale dell'UDC Oskar Freysinger è portavoce del Comitato per la Svizzera occidentale. Spiega: «La maternità surrogata sarà il prossimo passo. Se si voterà sì, presto si dirà che le coppie di maschi omosessuali non hanno gli stessi diritti delle altre coppie e che per questo la maternità surrogata deve diventare legale».
Freysinger respinge l'accusa di razzismo: «Razzisti e colonialisti sono coloro che sostengono la maternità surrogata con donne provenienti dall'India, dal Vietnam o dal Kenya».
Anche per Dina Wyler, direttrice della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo, l'accusa di razzismo è fuori contesto: «Con il razzismo, le persone vengono svalutate a causa del colore della pelle, della nazionalità o della religione. Il cartellone esaspera il concetto di maternità surrogata, che in Svizzera non è consentita e che viene quindi spesso svolta all'estero. Ma non viene svalutata la madre in base alla sua provenienza».
«Manifesto fuorviante» - Per Maria von Känel, co-presidente del Comitato per il Sì al matrimonio per tutti, «il manifesto è fuorviante perché votare sul matrimonio per tutti non ha nulla a che fare con la maternità surrogata. L'accusa mossa dagli oppositori è quindi infondata», conclude.