Il maggior partito svizzero lancia una mozione volta a mantenere il costo dei test a carico dello Stato.
E già si vocifera che il Consiglio federale stia ora rimettendo in discussione la decisione presa l'11 agosto scorso.
BERNA - L’UDC fa marcia indietro. Dopo aver sostenuto la revoca della gratuità dei test per tutti gli asintomatici annunciata per il primo ottobre, il partito di Marco Chiesa cambia rotta e lancia una mozione volta a mantenere lo status quo.
Una vaccinazione forzata - «Ci aspettiamo che il Consiglio federale torni sulla sua decisione», così il capogruppo dell'UDC alle camere federali Thomas Aeschi. L'obbligo di presentare un certificato Covid equivale a una vaccinazione forzata, sottolinea il partito. «Ciò è tanto più vero in quanto i cittadini che non possono o non vogliono vaccinarsi dovranno pagare i test per avere una vita sociale o completare gli studi. Dal punto di vista dell'UDC questo onere aggiuntivo è inaccettabile, e in particolar modo per i giovani e i cittadini che dispongono di mezzi finanziari limitati».
La petizione - La presa di posizione dell’UDC arriva il giorno successivo del lancio di una petizione in Svizzera tedesca che chiede di mantenere la gratuità dei test. Una petizione, che ha nel frattempo raccolto già oltre 235mila firme.
Il PLR contro tutti - I consiglieri federali dell'UDC Ueli Maurer e Guy Parmelin si sono finora espressi a favore dei test a pagamento. Ma la pressione esercitata dal loro partito potrebbe ora far cambiare le carte in tavola. E se La Sinistra e Il Centro si sono sempre schierati a favore del mantenimento dei tamponi gratuiti, il PLR rimane l’unico grande partito ad appoggiare la scelta del Governo.
Qualcuno ipotizza un dietrofront - Secondo quanto riportato dalla Luzerner Zeitung, il Consiglio federale starebbe già ridiscutendo la misura ed è possibile che annulli la decisione presa l’11 agosto scorso ancora prima della sua entrata in vigore.