Il contributo elvetico al potenziamento di Frontex è stato chiaramente approvato dal popolo.
Il Consigliere nazionale Damien Cottier: «La sinistra ha dato prova di assolutismo nel rifiutare l'aumento del contributo federale a Frontex». Il comitato contrario: «Risultato vergognoso».
BERNA - La sicurezza alle frontiere, soprattutto in questo difficile periodo storico, conta. Non sorprende quindi che dalle urne gli svizzeri abbiano detto un chiaro sì - peraltro già anticipato dall'ultimo sondaggio Tamedia (64% i favorevoli) - all'incremento del contributo elvetico (da 14 a 61 milioni di franchi all'anno) per il potenziamento di Frontex (l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). I risultati definitivi mostrano che il sì ha raggiunto il 71%.
Nel caso di un rifiuto - aveva ricordato a suo tempo la Consigliera federale Karin Keller-Sutter - «la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino finirebbe automaticamente, a meno che la Commissione Ue e gli altri Stati dell'Ue entro 90 giorni non decidano all'unanimità di voler continuare la cooperazione con la Svizzera».
Il voto in Ticino - Alla conclusione dello scrutinio (partecipazione del 40,2%), i sì nel nostro cantone hanno toccato il 66,3% dei voti, i no il 33,7%.
Le reazioni dei vincitori - «Un rifiuto del sostegno maggiorato di Berna a Frontex avrebbe avuto conseguenze legali e un salvataggio da parte dei Paesi europei sarebbe stato molto ipotetico». Questo è il commento a caldo del consigliere nazionale PLR Damien Cottier, ovviamente soddisfatto dell'esito della votazione. «È un bene per la Svizzera che non si siano aggiunte difficoltà nel rapporto con l'Unione europea». «L'elettorato svizzero ha capito che la politica di sicurezza non è possibile rimanendo isolati», ha da parte sua precisato la consigliera nazionale Maja Riniker (PLR/AG), aggiungendo che la chiara approvazione del popolo per il finanziamento di Frontex è un impegno per la sicurezza della Svizzera e per il proseguimento della cooperazione con l'UE. «Sono molto soddisfatta e sollevata», ha continuato il membro della Commissione per la politica di sicurezza, ricordando come «la cooperazione nell'ambito di Schengen/Dublino abbia dimostrato la sua efficacia per diversi anni».
E dei vinti - Quello di oggi è un «risultato vergognoso». Così il comitato contrario commenta l'esito fuoriuscito dalle urne. «Con questo sì la Svizzera si rende complice della morte e delle violenze contro decine di migliaia di persone». Non usa tanti giri di parole Sophie Guignard, membro del comitato. «Questo risultato è deludente e persino vergognoso per un Paese che sostiene di avere uno stato di diritto e una tradizione umanitaria. Si tratta in un certo senso di chiudere un occhio su una politica disumana». A suo avviso, la minaccia di un'uscita da Schengen ha avuto un peso evidente nel dibattito. Il campo del "sì" ha utilizzato anche il termine «diritti fondamentali», che potrebbero essere sviluppati con la permanenza in Frontex. «Ma non abbiamo prove che la Svizzera si sia opposta alla politica di Frontex per più di 10 anni», ha concluso Guignard. «Vorremmo credere a queste promesse, ma facciamo fatica».