L'Unione sindacale svizzera spara a zero. «Incredibile che non si assumano le loro responsabilità».
BERNA - «Ora ci sarà solo un'unica grande banca». Dopo i politici e i grandi istituti bancari, prendono la parola i sindacati in merito al «salvataggio» di Credit Suisse. L'Unione sindacale svizzera (Uss) deplora «l'essere arrivati a questo punto» e chiede nuove misure e verifiche perché «questo tipo di eventi non accada mai più».
Se in conferenza stampa il boss di Credit Suisse, Alex Lehmann, ha evitato di parlare delle cause del crollo dell'istituto bancario, l'Uss non si fa problemi a puntare il dito. «Sono stati i dirigenti a causare questa catastrofe. Hanno preso troppi rischi e mostrato una palese incompetenza».
E i sindacati sparano a zero anche sulla Bns e sul governo. «Hanno fatto credere alla popolazione che non ci sarebbe più stato un evento» simile a quello avvenuto con Ubs nel 2008. Ora, però, gli stessi cittadini e dipendenti dell'istituto bancario «ne pagano le conseguenze, mentre i dirigenti, con i loro stipendi da capogiro, non si assumono la minima responsabilità». E, soffermandosi sulla questione dipendenti: «Urge istituire una task force per preservare al massimo i posti di lavoro e redigere un piano sociale in caso di cassa integrazione».
Per l'Uss, si legge ancora nel comunicato, «dopo quello che costituisce il crollo della seconda banca più grande del Paese, devono essere prese misure per evitare questo tipo di eventi accadono nuovamente in futuro. Tanto più che la Svizzera avrà ora solo una grande banca, il che aumenterà i rischi. Le banche devono disporre di riserve sufficienti per sostenere le proprie perdite e devono essere soggette a restrizioni sui rischi che possono assumere. Occorre abolire i sistemi di remunerazione, compresi i grandi bonus, e verificare meglio le qualifiche degli alti dirigenti. Infine, la tassazione delle banche deve essere rivista al rialzo per tener conto delle garanzie pubbliche di cui effettivamente beneficiano.