Dietro i rincari dei premi di cassa malati, ci sono solamente troppe visite mediche e un'assunzione sconsiderata di farmaci?
ZURIGO - In Ticino, e nel resto della Svizzera, aumentano i premi di cassa malati e a pagarne le conseguenze sono i cittadini, costretti a sborsare cifre esorbitanti per potersi assicurare l'assistenza sanitaria. Ma cosa si nasconde effettivamente dietro a questo aumento repentino dei costi? La responsabilità è davvero completamente attribuibile ai pazienti che si recano dal medico per niente?
Con un'inchiesta, il team di ricerca del gruppo editoriale Tamedia ha tentato di fare luce sulla situazione, in modo particolare sui costi che vengono applicati a dispositivi elettromedicali acquistati dagli ospedali svizzeri.
La situazione emersa è controversa. Succede infatti che lo stesso dispositivo, acquistato in differenti cantoni, ha un costo estremamente variabile. Nel caso concreto, stando ai dati rilasciati dalla cassa malati CSS, il pacemaker Edora 8 DR-T prodotto dall'azienda tedesca Biotronik, il cui costo di produzione si stanzia sui 500 franchi, a seconda di dove viene acquistato ha un costo diverso. Nel cantone di Soletta ha un prezzo che si attesta tra i 2200 e gli 8100 franchi, nel cantone di Lucerna tra i 2200 e i 9500 e nel cantone di Turgovia può arrivare fino a 9500 franchi. In Ticino, all'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), per lo stesso dispositivo si possono tirar fuori ben 12'900 franchi.
Il fatto sorprendente è che le variazioni di prezzo esistono anche tra ospedale e ospedale. Per esempio, viene riportato, che a Zurigo il nosocomio universitario sborsa fino a 3500 franchi per il pacemaker. L'ospedale cittadino di Triemli, nel 2018 ha pagato fino a 9700 franchi, mentre nel 2020 circa 5000.
Assenza di regolamentazione
Le enormi differenze di prezzo mettono in risalto due questioni importanti: i prezzi non sono regolamentati dallo Stato, a differenza di quanto avviene per i farmaci. Funziona così: quando un ospedale ha bisogno di un dispositivo elettro-medicale può acquistarlo direttamente dal produttore. È quindi il nosocomio a stabilire se il prezzo va bene o adeguarsi a quanto richiesto dal fornitore.
L'altra questione è che, per lo meno nel settore ambulatoriale, viene rimborsato l'intero importo dalla compagnia di assicurazione sanitaria, indipendentemente che il prezzo sia ragionevole. Alla fine dell'anno i premi aumentano e tutti pagano le conseguenze di queste decisioni, a volte, sconsiderate.
Dal canto suo, il desk di ricerca di Tamedia, ammette che le indagini nel settore sono state complesse. Le domande inoltrate agli uffici sanitari cantonali di Basilea, Lucerna o Vaud, hanno portato a risposta alcuna. Hanno quindi tentato di ottenere informazioni scrivendo direttamente a 20 tra cliniche e ospedali che tuttavia hanno fatto appello a un vincolo di segretezza inerente ai rapporti con i fornitori.
Un giro da miliardi di franchi
In Svizzera il settore Medtech frutta ogni anno 9 miliardi di franchi, secondo i dati della Swiss Medtech Association. Una cifra che corrisponde al 10% dei costi totali del sistema sanitario svizzero. Percentuale paragonabile a quella dei prodotti farmaceutici, pari circa all'11%.
Da quanto raccontato, emerge chiaramente un aspetto essenziale per la ricetta del successo delle aziende della tecnologia medica: la richiesta di segretezza sui prezzi. In questo modo mantengono un potere negoziale nei confronti degli ospedali. Due anni fa, scrive il gruppo Tamedia, il Controllo federale delle finanze (CDF) aveva scoperto una possibile perdita di milioni di euro data derivante dall'acquisto di stent cardiaci, fatturati in modo completamente opaco. Secondo il rapporto, lo stesso dispositivo costava una volta 1200, un'altra volta 3500 franchi, rilevando che «nel settore ambulatoriale, i fornitori di servizi non sono incentivati a negoziare prezzi interessanti, in quanto possono trasferire il prezzo d'acquisto all'assicurazione sanitaria».
Tempo prima, 15 anni or sono, il supervisore dei prezzi della Confederazione Stefan Meierhans aveva indagato anche sui presidi medici specifici, scontrandosi con un muro di silenzio. «Abbiamo avuto grandi difficoltà a ottenere informazioni sui prezzi - ha detto -. Alcuni produttori si sono opposti a qualsiasi divulgazione dei prezzi e volevano impedire le nostre raccomandazioni di acquisto».
Non esistono dati ufficiali
Arrivati a questo punto, sarebbe dunque interessante comprendere quanto incidano i prezzi dei prodotti medici sui premi di cassa malati. Purtroppo, scrive il gruppo Tamedia, non esistono dati ufficiali.
Tornando infine al pacemaker, secondo i dati rilasciati dal CSS, negli ultimi cinque anni, gli ospedali hanno pagato in medi circa 4800 franchi per il pacemaker Edora 8 DR-T. Dunque se tutti lo acquistassero al prezzo più basso, ovvero 2200 franchi, ci sarebbe un risparmio di 2600 franchi per impianto.
L'anno scorso, stima la Società Svizzera di Cardiologia, sono stati applicati 8500 pacemaker. Se dunque le differenze di prezzo per i dispositivi sono le stesse riscontrate per il prodotto di Biotronik, allora il potenziale di risparmio è di oltre 20 milioni di franchi.
L'interrogazione: «Stop alle fregature a spese degli assicurati ticinesi»
Sui «prezzi esorbitanti» applicati dai grandi produttori di materiale medico a discapito degli assicurati si sono chinati anche i socialisti Danilo Forini e Laura Riget, e il verde Beppe Savary-Borioli in un'interrogazione al Governo.
«Si approfittano soprattutto di chi paga i premi di cassa malati in Ticino», si legge nell'atto parlamentare. L'esempio fatto è proprio quello pacemaker che a Coira viene pagato 2’900 franchi, in Ticino 12'900. «Poi ci si chiede come mai i premi di cassa malati in Ticino sono tra i più altri della Svizzera. Forse non è solo colpa di una presunta mancata responsabilità della popolazione ticinese. Lo Stato non impone nessun prezzo e il sistema del “libero mercato” ha con ogni evidenza fallito», aggiungono i granconsiglieri.
Da qui le seguenti domande rivolte al Consiglio di Stato:
- Il Consiglio di Stato è al corrente di queste differenze di prezzo nella fornitura di materiale medico ai vari operatori in Svizzera? Come si giustificano queste differenze?
- Corrisponde al vero che l’EOC abbia pagato per il Pacemaker citato nell’articolo giornalistico d’oltralpe il prezzo maggiore della Svizzera? Per quale motivo?
- Ci sono margini di manovra cantonali per migliorare la trasparenza nelle forniture di materiale bio-medico e sanitario in generale?
- Come intende intervenire il Consiglio di Stato per fare in modo che gli ospedali, le cliniche e i medici siano incentivati a negoziare prezzi migliori per ridurre l’impatto di questi costi sui premi di cassa malati e sui contributi cantonali ospedalieri?
- Si ritiene possibile istituire un centro di acquisto centralizzato dei prodotti medici a livello cantonale o meglio intercantonale (in attesa di uno a livello nazionale) per contrastare il potere delle multinazionali de settore e una migliore trasparenza dei prezzi?