Il ritorno al libro cartaceo e alla scrittura a mano potrebbe aiutare nell'affrontare le difficoltà emerse nell'ultimo studio Pisa
ZURIGO - Altolà a tablet e tastiere, si torni a leggere libri cartacei e a scrivere a mano: è il consiglio del neuropsicologo Lutz Jäncke alla luce delle difficoltà emerse nell'ultimo studio Pisa, che ha visto il 25% degli alunni svizzeri non riuscire a raggiungere le competenze minime.
«I risultati dei nuovi test Pisa dimostrano chiaramente che gli studenti che hanno terminato la scuola stanno peggiorando nel confronto a lungo termine», spiega l'esperto in un'intervista pubblicata oggi dalla SonntagsZeitung (SoZ). «In Svizzera, circa un quarto dei bambini ha risultati drammaticamente scarsi in lettura. Anche la Germania e altri paesi dell'Europa centrale sono in declino. Questo è facile da spiegare: la capacità di leggere e scrivere dipende dalla pratica: se non si fa pratica in modo costante queste abilità diminuiscono».
La «scusa» della pandemia
«Il periodo del coronavirus viene spesso usato come scusa», prosegue il docente all'Università di Zurigo. «Ma non vedo come la pandemia possa essere stata un ostacolo alla lettura e all'uso del linguaggio scritto». A suo avviso importante è il ruolo dei libri. «Sono un buon allenamento per migliorare la lettura e la scrittura. Quando si leggono i libri, ci si deve concentrare su un testo più lungo. Questo allena il cervello a memorizzare i collegamenti e a ricordare le regole grammaticali e ortografiche. Bisogna anche memorizzare diverse frasi in successione per capire il significato di una storia. Ciò è completamente diverso dalla lettura di un post».
«Occorre anche osservare come vengono scritti i messaggi sui moderni mezzi di comunicazione come WhatsApp», spiega lo specialista. «Per usare un eufemismo: il modo in cui le persone comunicano è completamente svincolato dalla grammatica e dall'ortografia. Si scrive in modo puramente fonetico, cioè nel modo in cui si pronuncia qualcosa. In Svizzera questo è ancora più drammatico che in altri paesi, perché il dialetto gioca ancora un ruolo molto importante», aggiunge l'accademico facendo riferimento allo svizzero-tedesco.
Intanto a scuola gli alunni sono sempre meno spesso confrontati con dettati e componimenti. «Tagliare in questo campo è completamente sbagliato», sostiene il 59enne. «Le ricerche neuropsicologiche sull'apprendimento lo dicono chiaramente: si migliora una certa abilità solo se la si esercita frequentemente».
Retromarcia svedese
La Svezia è stata uno dei primi paesi a portare avanti la digitalizzazione nelle scuole, ma ora gli scandinavi vogliono frenare: il motto è tornare alla scrittura a mano, ai libri e ai quaderni. «Per dirla in modo semplice: occorre eliminare o ridurre al minimo la digitalizzazione così come è attualmente praticata», argomenta Jäncke. «Non si può consegnare a bambini e ragazzi un tablet e dire: ora usalo! Il problema principale dei tablet in classe è che gli alunni si distraggono. I bambini sono inclini ad abbandonarsi alle distrazioni della vita per via del modo in cui si sviluppa il loro cervello».
«Non bisogna demonizzare tutta la digitalizzazione, ma io sono un grande fan della scrittura a mano», puntualizza Jäncke. «Numerosi studi dimostrano che le persone imparano a leggere e scrivere meglio con carta e penna. Anche la formazione della memoria funziona meglio. Si ricordano le informazioni molto più velocemente quando si scrivono a mano che non quando si digitano con entrambe le mani, come invece accade con la tastiera di uno schermo».
«Scrivere a mano presenta molti vantaggi: le aree motorie del cervello che controllano la mano si trovano nelle immediate vicinanze delle aree linguistiche. Ciò significa che le aree motorie e linguistiche sono in stretto contatto e possono scambiarsi elegantemente informazioni», spiega l'esperto con studi a Bochum e a Düsseldorf.
Viziati (e distratti) dal digitale
«Quando si digita con due mani, gli emisferi destro e sinistro del cervello devono essere sempre attivati in successione per controllare entrambe le mani. Ciò richiede una grande comunicazione tra i due emisferi. E ciò è soggetto a sbagli», insiste Jäncke. «Si commettono più errori di battitura. Inoltre, digitare con entrambe le mani favorisce la mancanza di concentrazione, soprattutto nei bambini. Quando si scrive a mano, i caratteri essenziali per la lettura vengono memorizzati molto più chiaramente nel cervello. Gli alunni dovrebbero tornare a scrivere di più a mano per imparare a leggere e scrivere correttamente, invece di digitare continuamente tutto sul cellulare o sul computer».
Le persone - chiede il giornalista della SoZ - leggono in modo meno attento su uno schermo che su carta? «Questa tendenza esiste, ma non è statisticamente significativa», risponde l'esperto. «Molti lo riferiscono. Ma c'è un altro motivo: siamo un po' viziati dal digitale». Gli utenti hanno imparato che il mondo virtuale offre stimoli affascinanti. «Soprattutto i bambini sono facilmente distratti da tutte le cose che girano in sottofondo sui loro telefoni cellulari o tablet. Anche per questo sono favorevole a una ripresa della scrittura a mano nelle scuole: è un deceleratore che ci aiuta a concentrarci: è essenziale per i bambini», conclude Jäncke.