Le attività di spionaggio del Cremlino sono in aumento e Berna deve agire. La parola dell'esperto.
GINEVRA - Lo spionaggio satellitare russo è un problema anche in Svizzera. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina molti Paesi europei hanno deciso di espellere la maggior parte dei diplomatici che lavoravano nelle rispettive ambasciate perché sospettati di spionaggio. Due Paesi hanno optato per una politica molto più prudente: l’Austria e la Svizzera.
Lo storico Adrian Hänni, contattato dalla Nzz, è convinto che il ruolo della Svizzera sia cambiato dopo l’inizio dell’invasione russa a febbraio del 2022. Le attività di spionaggio, che prima venivano svolte in altri Paesi, ora vengono condotte in Austria o in Svizzera.
Ma quali sono gli indizi di questa evoluzione? Le sei antenne paraboliche installate sul tetto della missione russa a Ginevra. «Queste infrastrutture sono un chiaro segnale di attività di intelligence», ha spiegato Hänni. Una situazione che per il momento sembra non preoccupare particolarmente le autorità elvetiche. «Le attività di spionaggio russo sono da tempo al centro dell'attenzione del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic). La guerra in Ucraina ha confermato la correttezza di questo approccio», si legge nell’ultimo rapporto della stessa Sic.
Secondo lo storico, l'importanza di Vienna agli occhi del Cremlino (rispetto a Ginevra) non si discute. La posizione geografica rende la capitale austriaca essenziale per monitorare le comunicazioni satellitari globali. E in Svizzera? Nel nostro paese le attività russe dovrebbero concentrarsi su obiettivi nazionali: manifestazioni antirusse, dissidenti, attività di polizia e di intelligence, organizzazioni internazionali di stanza a Ginevra e missioni diplomatiche.
Ma quali misure dovrebbe adottare Berna per contrastare le attività di spionaggio? La Svizzera non può impedire all’ambasciata di usare i dispositivi satellitari, eppure le autorità non hanno completamente le mani legate. «Bisogna identificare il personale tecnico specializzato che fa funzionare le infrastrutture. Sarebbe una scelta molto più efficace rispetto all’espulsione a caso dei dipendenti dell’ambasciata russa».
Un tema che ha trovato posto anche nelle esigenze del Parlamento. Lo scorso 12 di dicembre il Consiglio nazionale ha accettato una mozione che chiede l'espulsione di «tutte le persone straniere che, attraverso attività di spionaggio vietate, mettono a repentaglio la sicurezza interna o esterna della Confederazione o il suo ruolo di Stato ospite e che non possono essere perseguite penalmente». Il Consiglio degli Stati deve ancora pronunciarsi.
«Siamo troppo ingenui nei confronti della Russia», ha affermato il presidente del Centro ed esperto di politica estera Gerhard Pfister all Nzz. «La Svizzera deve guardare molto più attentamente alle attività di spionaggio del Cremlino e prendere di mira anche lo spionaggio satellitare».