I dati parlano chiaro: più una nazione è ricca, meno le persone sono disposte a battersi per essa.
ZURIGO - Saremmo pronti a combattere per il nostro Paese? A quanto pare sono sempre più quelli che dicono no.
Il numero di persone disposte a difendere la propria patria è in calo in tutto il mondo dagli anni Ottanta. Dalla metà degli anni 2000 si osserva una stabilizzazione e, in alcuni paesi, persino un aumento, ma senza mai avvicinarsi ai livelli della Guerra Fredda. Nemmeno l'attacco russo all'Ucraina ha cambiato questa tendenza, ad eccezione delle nazioni limitrofe, riporta oggi la SonntagsZeitung.
Alla fine del 2023, l'istituto di ricerca Gallup ha condotto un sondaggio in 45 paesi. Anche in Svizzera, 1000 persone di età superiore ai 18 anni sono state intervistate sulla loro disponibilità a combattere per il proprio Paese.
Con il 41% di risposte affermative, la Svizzera si colloca al 29° posto, condividendo la posizione con gli Stati Uniti. In Europa, la Finlandia spicca con una disponibilità a combattere del 74%. Un team di ricercatori delle università di Amsterdam e Rotterdam ha spiegato questo dato con la vicinanza geografica della Finlandia alla Russia.
Le persone, a quanto pare, adattano le loro «convinzioni fondamentali» sulla guerra in base a ciò che gli accade attorno. In altre parole: più il conflitto è vicino, maggiore è la disponibilità a combattere. Tuttavia, gli stati nordici da sempre nutrono sentimenti positivi verso le proprie forze armate.
Si nota inoltre che nei paesi che hanno perso una guerra, la disponibilità a combattere è più bassa. Questo vale per Italia e Germania, ma anche per il Giappone (50% di risposte negative). Anche la Spagna ha una scarsa predisposizione a imbracciare le armi e ciò, secondo gli studiosi, è dovuto al passato dittatoriale del paese.
C'è poi un dato interessante: l'idea che le persone di destra siano più inclini alla guerra non è corretta. In Germania, per esempio, i sostenitori dell'AfD sono meno disposti a combattere rispetto a quelli della FDP e della CDU/CSU. Un quadro simile si osserva nei Paesi Bassi.
Si nota anche che la disponibilità a combattere in Europa è generalmente più bassa rispetto al resto del mondo. Alla domanda hanno risposto "sì":
– Nell'UE: 32%
– In Europa (fuori dall'UE): 47%
– Fuori dall'Europa: 62%
Le ragioni della scarsa disponibilità a combattere - «Nelle società liberali, gran parte della popolazione considera il servizio militare come il lavoro di qualcun altro», spiegano i ricercatori. Predomina l'idea che, in caso di necessità, siano altri a doversi occupare della difesa del paese.
Lo storico tedesco Herfried Münkler ha coniato il concetto di "società post-eroica". Con questo termine si riferisce ai paesi ricchi dell'Occidente, dove la realizzazione personale è vista come il fulcro di una vita riuscita, piuttosto che la sopravvivenza della propria nazione. Al contrario, nelle "società eroiche" – come gli stati autoritari (es. Russia) o i gruppi ideologici (es. ISIS) – la disponibilità al sacrificio collettivo è molto più elevata.
È interessante notare che il pacifismo gioca un ruolo minore. I ricercatori hanno intervistato studenti delle università di Amsterdam e Rotterdam, che si sono detti pronti a difendere il proprio paese solo in caso di guerra d'aggressione. Una «generale opposizione morale alla violenza» è stata menzionata in pochi casi.
Differenza tra uomini e donne - L'indagine ha rivelato che anche il genere gioca un ruolo significativo. Le donne mostrano una "maggiore riluttanza" a partecipare ai conflitti militari. Tuttavia, questa riluttanza non è dovuta a una «generale opposizione alla violenza», bensì a «preoccupazioni specifiche legate al loro ruolo di donne», tra cui il rischio di violenza sessuale e le difficoltà fisiche che comportano i combattimenti.
Molte studentesse, invece, sarebbero disposte a difendere il proprio paese in modo indiretto, ad esempio lavorando per i servizi segreti.
Un atteggiamento simile si riscontra tra gli anziani: sono meno disposti a combattere rispetto ai giovani, ma solo perché non si sentono fisicamente in grado di dare un contributo significativo.