L'identità di un violentatore è finita sui social. Il post, che invita a trovare l'uomo, è diventato virale.
Secondo un avvocato non si sta rendendo un gran servizio alla giustizia. In caso di condanna, la pena potrebbe addirittura essere ridotta grazie a tutta questa visibilità.
BASILEA - Venerdì mattina, un uomo ha violentato una ragazza incontrata poco prima a una festa studentesca. Grazie alla normativa anti Covid, il club ha il nome e il numero di telefono del presunto stupratore. L'elenco dei contatti, in questo caso, potrebbe dimostrarsi un valido strumento per facilitare le operazioni di ricerca della polizia. Ovviamente, per poterlo consultare, vi deve essere il consenso di un giudice competente.
L'indagine in corso, quindi, potrebbe essere la prima che si avvale di questo nuovo strumento. Florian Düblin, segretario generale della Conferenza dei procuratori della Svizzera (CPS), non è ancora a conoscenza di alcun caso in cui i dati per il tracciamento dei contatti siano stati messi a disposizione delle forze dell'ordine.
Il tracciamento dei contatti semplifica l'indagine? - La procura di Basilea preferisce non riferire se siano già stati visionati i dati di contact tracing del club. L'ispettore investigativo Martin Schütz spiega a 20 Minuten: «Durante il procedimento penale, l'ufficio del Ministero pubblico deve verificare se può consultare questi dati e utilizzarli come prova. Tale verifica va effettuata caso per caso, e la risposta può variare a seconda della gravità del reato».
Caccia all'uomo - Le autorità inquirenti, inoltre, non comunicano se il ricercato sia già stato catturato. Mentre però il Ministero pubblico tace, sui social è scattata la caccia all'uomo. Con tanto di identità del presunto autore. Secondo un frequentatore del club, il presunto stupratore non era nuovo da quelle parti. Dopo la condivisione della sua identità sui social, ha perso quasi 1.000 dei suoi follower su Instagram e la maggior parte dei suoi post è stata cancellata.
«Comportamento pericoloso» - Tanja Schneeberger, avvocato di Basilea specializzato in diritto penale, mette in guardia dalla pubblicazione di foto del presunto violentatore. «Il procedimento è ancora all'inizio e vige la presunzione di innocenza», avverte. «Per prima cosa, si mettono a rischio le indagini. In secondo luogo, un uomo che si scopre ricercato potrebbe sentirsi costretto alla fuga», aggiunge l'avvocato.
Condividendo l'appello, le persone rendono anche un disservizio alla vittima. Un pregiudizio da parte della stampa e della popolazione rischia di condurre anche a una pena inferiore. «Se dovessi difendere una persona per la quale è scattata una caccia all’uomo, chiederei sicuramente una riduzione della pena», conclude Schneeberger.