Il tribunale dei ricorsi non ha creduto alla tesi del suicidio.
CHÊNE-BOURG (GE) - La Camera d'appello e di revisione penale di Ginevra oggi ha confermato la condanna di un 25enne a 13 anni di carcere per l'uccisione della compagna 21enne, avvenuta nel dicembre 2019 a Chêne-Bourg (GE). La corte ha però ritenuto l'imputazione di omicidio e non di assassinio. Gli avvocati del giovane hanno già detto che porteranno il caso al Tribunale federale (TF).
La vittima era stata trovata nell'appartamento della coppia con un coltello da cucina conficcato nel petto. L'imputato continua a sostenere che la sua ragazza si è suicidata e si dichiara innocente.
Il tribunale dei ricorsi non ha però creduto alla tesi del suicidio. Sembra impossibile che la la vittima abbia potuto conficcarsi da sola una lama di 19 centimetri "così profondamente" nel corpo. Inoltre la ragazza "non ha mai avuto seriamente pensieri suicidari", sottolinea la corte.
I due si erano incontrati nell'estate del 2015 nel sud della Francia, dove la vittima viveva all'epoca. Lui aveva 17 anni e lei 16. Inizialmente si vedevano nei fine settimana e durante le vacanze.
Secondo il tribunale, avevano una relazione tumultuosa, con diverse rotture e riconciliazioni. Le cose sono peggiorate quando la giovane, che viveva a Marsiglia, ha raggiunto l'imputato a Ginevra, nel settembre del 2019.
Sentitasi persa lontano dalla sua famiglia, la donna è diventata ostaggio del suo compagno e voleva lasciarlo per un altro uomo. Tale decisione ha sconvolto il giovane, che non poteva immaginarsi di vivere senza la ragazza, ha spiegato Camera d'appello e di revisione penale. Egli ha quindi pensato di eliminarla e poi di suicidarsi. Cosa quest'ultima che però non ha attuato.
A differenza della prima istanza, la corte ha comunque qualificato il caso come omicidio e non assassinio, in quanto ha ritenuto che l'imputato fosse in forte stress emotivo al momento dei fatti.