È l'ipotesi sorta dopo una ricostruzione del delitto e l'uso di una particolare arma
ANNECY - Sono passati più di dodici anni dal quadruplo omicidio commesso sul ciglio di una strada forestale in Alta Savoia. È quello che è passato agli onori della cronaca come il "massacro di Chevaline", un vero e proprio enigma che gli investigatori francesi non sono ancora riusciti a risolvere.
Forse un passo avanti nella ricerca della verità potrebbe arrivare da una nuova pista. Un esperto ha ricostruito gli eventi di quel 5 settembre 2012 e, così facendo, afferma di aver ricostruito il profilo dell'assassino. L'ipotesi è quella di uno "sparatore folle", una scheggia impazzita che avrebbe ucciso i tre membri della famiglia britannica e il cittadino francese senza che con essi ci fosse alcun legame pregresso.
A raccontare questo sviluppo è stato il quotidiano francese Le Parisien. Lo scorso ottobre, tre tiratori di diversi livelli di abilità sono stati messi alla prova su incarico della giudice Sabine Khéris. Hanno quindi cercato di riprodurre il crimine. La conclusione è stata che l'assassino era un individuo estremamente freddo e abile nel maneggiare un'arma - e lo dimostrerebbe il fatto che tutto che l'intera strage sarebbe stata commessa in meno di 9 secondi. Sulla scena del crimine sono stati trovati 21 proiettili e l'arma è stata ricaricata tre volte in un tempo record. È emerso che solo pochi professionisti sono addestrati nella tecnica di tiro da lui utilizzata.
Inoltre, secondo l'esperto citato dai media francesi, «è qualcosa che si impara in Svizzera, non in Francia, oppure l'uomo fa parte di un'unità specializzata». Lo specialista ritiene che il soldato in questione sia un soldato svizzero sulla cinquantina. Un'altra ipotesi prende in considerazione un collezionista d'armi impazzito improvvisamente.
Altro omicidio, con arma svizzera
Negli ultimi tre anni, gli investigatori del caso Chevaline hanno stabilito diversi collegamenti con l'omicidio di un turista belga ucciso in un'area di sosta nella Meurthe-et-Moselle nel 2011. Il padre di famiglia era stato colpito da cinque proiettili. Anche in questo caso, l'arma era svizzera (un fucile Schmidt-Rubin K31) e veniva utilizzata dai militari negli anni '50, riporta Le Parisien. Nell'indagine di Chevaline, l'arma era una Luger P06/29, una pistola automatica in dotazione all'esercito svizzero fino agli anni '60.