Provvedimento estremo in un ristorante della capitale: «Non riusciamo a coprire le spese». I clienti si lamentano. GastroTicino: «È un diritto degli esercenti»
BELLINZONA – Ordinate una caraffa d'acqua del rubinetto? La pagherete comunque. Due franchi a persona. Accade in un ristorante di Bellinzona, dove la gerenza da qualche settimana ha introdotto una misura drastica. «Siamo stati costretti a farlo – spiega il gerente – non riusciamo più a coprire le spese». Diverse le lamentele dei clienti. Ma, intanto, il provvedimento resta. Ed è ben stampato sulla carta del menu.
Decisione forzata – In un settore in crisi come quello della ristorazione ticinese succede anche questo. E lo sfogo dell'esercente, che desidera restare anonimo, dice tutto. «Da qualche tempo a questa parte la gente ordina quasi solo acqua del rubinetto come bevanda. È pazzesco. Così non potevamo continuare. Le fatture le dobbiamo saldare in ogni caso. Quasi 8'000 franchi al mese di affitto. Più la corrente elettrica. E il personale lo dobbiamo pagare. Non sono stato l'unico gerente a optare per questa soluzione».
Cosa dice la legge – Ma l'acqua del rubinetto negli esercizi pubblici non dovrebbe essere gratuita? Il tema è tutt'altro che nuovo. «La legge cantonale – ricorda Massimo Suter, presidente di GastroTicino – indica che a chi consuma un pasto principale dovrebbe essere garantito un bicchiere d'acqua del rubinetto. La caraffa d'acqua è già qualcosa in più. E in un sistema di commercio libero è chiaro che ognuno è altrettanto libero di farla pagare o meno. L'importante è che i prezzi siano sempre indicati chiaramente».
Un tema sempre d’attualità – Fonte di dibattiti inesauribili in passato, il costo dell'acqua del rubinetto nei bar e nei ristoranti è sempre un tema d'attualità. Specialmente in un momento in cui gli affari girano poco. «Il cameriere lavora per portare l'acqua al tavolo – riprende Suter – e la brocca va comunque lavata e asciugata. Insomma, c'è una prestazione. E stabilire un prezzo commisurato alla prestazione non è sbagliato».
Il giusto equilibrio – In Italia, ad esempio, si paga il "coperto", che comprende il tovagliolo, le posate, i bicchieri... «Da noi il "coperto" non esiste – fa notare Suter – ma i costi ci sono comunque. Ed è opportuno che il cliente ne sia consapevole. Li si può fare rientrare alzando i prezzi dei piatti, oppure facendo pagare prestazioni come quella di servire una caraffa d’acqua. Spetta all'esercente trovare un giusto equilibrio. È anche vero che se un ristorante arriva a fare pagare due franchi a persona per l’acqua del rubinetto, forse, si è arrivati "alla frutta” ed è il caso di fare un’attenta riflessione».