Il granconsigliere PLR raccoglie la sfida del Dipartimento del territorio. Userà solo i mezzi pubblici per un mese. E documenterà tutto quanto, nel bene e nel male
LOCARNO – Ha deciso di non usare l’auto per un mese. Da qualche giorno Nicola Pini, classe 1984, locarnese, granconsigliere PLR, viaggia solo con i mezzi pubblici. E documenta tutto sui social network. Sia in positivo, sia in negativo. Una specie di diario online nell’era della rivoluzione della mobilità voluta (o pretesa) dal Dipartimento del territorio di Claudio Zali, ma anche dalla stessa Confederazione.
Perché ha deciso di fare questa esperienza?
«Per capire se vale davvero la pena usare i mezzi pubblici in Ticino. Nell’ottica del lavoro, della famiglia, della qualità di vita. Vorrei anche valutare cosa funziona e cosa si può migliorare».
Insomma, ha tolto i panni del politico per tornare a fare il cittadino?
«No. Fare politica per me significa anche camminare qualche metro con le scarpe degli altri».
Perché ha scelto di documentare le sue vicende sui social?
«Per favorire una discussione, raccogliere esperienze, osservazioni e proposte anche di altri utenti. La mobilità pubblica deve servire tutti. Non un individuo solo. L’intento è anche quello di stimolare altri a fare altrettanto. Provarci per vedere se vale la pena oppure no».
Utilizzando i mezzi pubblici riesce a fare tutto ciò che può fare con l’auto?
«È la domanda che mi sto ponendo ogni giorno. Assieme a tante altre».
Quali?
«Il tempo in viaggio può essere utilizzato per lavorare o è tempo perso? Cosa comporta questa scelta nella quotidianità e nel rapporto con le persone a cui voglio bene? A livello di costi, conviene o no? Il nostro sistema di mobilità è attrattivo e funzionale?»
Quale è il suo tragitto?
«Ho un’attività professionale variegata che mi impone disponibilità e flessibilità. Alla quale aggiungo la politica, come anche varie realtà associative. I tragitti variano dunque molto di giorno in giorno e spaziano su tutto il territorio cantonale. Anche questo è il bello dell’esperienza».
Insomma, un bel caos…
«Quando opero nel Locarnese posso beneficiare dei bus e del sistema di bike-sharing. Uno o due giorni la settimana vado a Bellinzona per i lavori di Gran Consiglio e ho scoperto che per me spesso è più comodo il bus del treno, per via della vicinanza delle fermate».
Più complicato sarà invece recarsi in Valle Onsernone, dove lei si occupa di un progetto di rilancio socio-economico della valle…
«Effettivamente lì è praticamente impossibile partecipare a riunioni serali».
Dando un’occhiata alla sua agenda, a volte conciliare i vari impegni potrebbe sembrare impossibile.
«L’altro giorno avevo, ad esempio, una riunione alle 18 a Vezia e una alle 20.30 a Locarno. Sino ad ora ci sono riuscito, seppur con qualche ritardo».
Quali sono gli aspetti positivi che sta constatando?
«La prima impressione è tendenzialmente positiva. Sto riuscendo a fare tutto, spesso riesco a lavorare bene sul mezzo pubblico, gli imprevisti sono finora stati pochi. Un aspetto che mi ha colpito è la maggiore consapevolezza del territorio».
In che senso?
«Vedo il Ticino anche da angolazioni inusuali per un automobilista. La qualità dei veicoli, inoltre, mi è parsa positiva. A livello sociale mi ha stupito il “grazie e arrivederci” che molte persone pronunciano quando scendono dal bus. Gentilezza che compensa qualche comportamento arrogante, poco frequente, ma sempre di troppo».
Quali sono invece gli aspetti negativi?
«La dipendenza dagli orari, che impone di programmare con cura e in anticipo gli spostamenti, con una leggera perdita di flessibilità, per il momento sopportabile. Finora non ho rinunciato a nessun appuntamento, ma a ciò che gli sta attorno sì».
Cioè?
«Al classico caffè prima o dopo la riunione. Almeno inizialmente non è sempre facile orientarsi nel sistema di trasporto pubblico e le indicazioni non sempre sono cristalline. Tra gli aspetti negativi anche diverse chiacchierate spontanee troncate malamente per non perdere la corsa. Forse compensate da altri incontri inattesi. Da notare un certo allungamento dei tempi di percorrenza, anche se molto dipende dagli orari in cui ti muovi e da come utilizzi il tempo del viaggio. Alcune fermate presentano una qualità forse discutibile e ti lasciano esposto ai capricci della meteo».
Allo stato attuale delle cose, ritiene che il Ticino sia pronto per una mobilità con i mezzi pubblici?
«Si può sempre fare meglio, ovvio. Sono sorpreso dalla capillarità del servizio di trasporto pubblico. Arrivi ovunque, o quasi. Il problema è piuttosto la frequenza delle corse. Ma qui entra in gioco il discorso finanziario, e talvolta il tempo di percorrenza. Su questo in particolare bisogna insistere, per fare in modo che il trasporto pubblico diventi sempre più competitivo. Ora continuo con l’esperienza, sperando che possa scaturire qualche proposta».